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Il commissario Montalbano - La piramide di fango

Regia di Alberto Sironi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il commissario Montalbano - La piramide di fango

di Immorale
5 stelle

Le corna del ragioniere.

La seconda (e ultima) puntata 2016 del Commissario Montalbano si accoda (stancamente) al livello qualitativo/contenutistico del suo predecessore: vedibile ma senza brio. Si lascia, come fortunatamente spesso avviene, più spazio all’indagine “pura” del caso di giornata e meno alla vita privata del protagonista, limitando anche gli abituali macchiettismi regionali di prammatica.

 

 

Un approccio più serioso, quindi, complice forse un intreccio di omicidi e corruzione, con il coinvolgimento di due note famiglie mafiose della zona, che non può non richiamare alla mente le (purtroppo molto) reali cronache nazionali e regionali, di ogni colore e stagione politica. Plot un po’ ingarbugliato, che presenta vari interrogativi lasciati irrisolti e, a mio avviso, parecchi buchi di sceneggiatura, tra i quali: l’assurdità di posticipare al giorno dopo (!) un colloquio col magistrato per farsi concedere un decreto di perquisizione per la casa dell’assassinato dove si sospetta possa esserci anche il cadavere della moglie (che fretta c’è, si inquinino pure le prove e si cementifichino corpi, il nostro eroe agguanterà lo stesso i colpevoli) e il fatto che quest’ultima, descritta a più riprese come una tedescona bionda e focosa (di nome Inge “mai viste due così” Schneider) ci venga poi mostrata nei numerosi flashback con i succinti abiti(ni) di Yuliya Mayarchuk, purtroppo in questa occasione (molto) mora. Inoltre, da un certo punto in poi, tutti sembrano disinteressarsi del suo destino, tanto che non saprei dire, al termine del film, che fine abbia fatto.

 

 

Rimane la fluidità di fondo, dovuta ormai alla estrema fidelizzazione di personaggi e luoghi nella mente dei telespettatori (me compreso, Montalbano è l’unico motivo per cui mi sintonizzo ancora su RaiUno, per il resto ignorata tranquillamente) ma il vigore e le “sorprese” descritte con enfasi nell’introduzione dello stesso Camilleri sono rimaste, per chi scrive, innegabilmente frustrate. Dottrinale.

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