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Hardcore!

Regia di Ilya Naishuller vedi scheda film

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La recensione su Hardcore!

di EightAndHalf
6 stelle

Le tre stelle ad Hardcore! sono per buona metà dovute allo stupore di vedere proiettato e distribuito in Italia un film che, nonostante non lo sia, può ben apparire originale (magari pure innovativo) a buona parte degli spettatori medi del nostro Paese. Un film irriverente e truculento (alla maniera tarantiniana-rodrigueziana, con lo sprezzo del buon gusto e dei normali ritmi filmici cui siamo asserviti-assuefatti normalmente). 

 

locandina

Hardcore! (2015): locandina

 

Dall'Europa Orientale giungono opere realmente incazzate, si scuserà il francesismo. E oltretutto, della qualità più varia. Dall'orrido e gratuito A Serbian Film (che può invidiare a Hardcore! la buona dose di ironia che caratterizza quest'ultimo), all'ultimo capolavoro di Skolimowski, 11 Minut, che opera anch'esso con gli effetti speciali e le contraddizioni dell'immagine tipiche della digitalizzazione tutta molto "Terzo-Millennio", senza scimmiottare invadenti precedenti. Un cinema, quello dell'Est Europa, che cerca a tutti i costi di assumere una propria identità, quella che non ha da decenni, ma che tradisce le troppe dipendenze dal cinema occidentale, anche perché tenta di esprimersi, in gran parte dei casi, tramite stilemi e stereotipi di genere mascherati da postmoderni pastiche ibridi e nonsense, spesso fini a se stessi. Infatti Hardcore! deve molto non solo ai videogiochi sparatutto che hanno tanto successo (Call of Duty, per dirne uno), riferimento sul quale tutta la campagna pubblicitaria del film per ora sta puntando per incattivirsi il pubblico più giovane, ma deve molto anche al Tarantino di Kill Bill vol. 1, al Rodriguez dei delirii machetiani e addirittura alle sperimentazioni mockumentary di West/Vigalondo & Co. (è un episodio di V/H/S/2 a funzionare esattamente allo stesso modo di Hardcore!, in maniera ben più efficace ma in una più asciutta mezz'ora). Se poi vogliamo scomodare classici intoccabili, è al Tavernier de La morte in diretta, o addirittura al Daves di Dark Passage, che dobbiamo far riferimento per tracciare una storia del cinema in prima persona - passando, inevitabilmente, da Enter the Void di Noé e da certi orrori argentiani -, dribblando le infinite derive POV-horror-found-footage etc. etc. Hardcore! è un fiume in piena di trovate e di situazioni, subisce una svolta scenica ogni cinque minuti, e riesce a non annoiare spesso esplodendo la materia narrativa (esile esile) e sacrificandola alla ricerca dell'adrenalina pura.

 

scena

Hardcore! (2015): scena

 

Eppure è proprio l'azione sugli istinti primari dello spettatore ad apparire debole, sfilacciata, un po' fallita nel suo intento. Il film non riesce mai a diventare esperienza, nonostante non si celi mai dietro il conformismo o la banalità. Diciamo pure che a un certo punto si fa l'occhio a tutte le mitragliate e al sangue e alle scazzottate, tant'è che si comincia a intravedere la realtà dei fatti in termini di regia: le idee latitano, affiorano con difficoltà e sprecano buoni tentativi. Praticamente si cerca di fare in tutto Hardcore! quello che Skolimowski è riuscito a fare negli ultimi 5 minuti di 11 Minut. Senza sfiorare nemmeno la portata mastodontica del finale del film del grande regista polacco, che manco a dirlo travalicava i limiti di genere.

 

Dawid Ogrodnik

11 minutes (2015): Dawid Ogrodnik

 

 

Danila Kozlovsky

Hardcore! (2015): Danila Kozlovsky

 

Hardcore!, primo lungometraggio ufficiale di Ilya Naishuller, narra di un uomo che si risveglia dimentico di tutto il suo passato, senza molti arti, e nell'atto di essere ricostruito, artificialmente, con delle protesi robotiche. Dal suo risveglio è tutto un continuo fuggire/trovare gente che lo aiuta/vedere quella gente morire/inseguire ed essere inseguito/sparare e maciullare teste e corpi, tutto come un flusso continuo che però il montaggio serrato in parte rovina: Naishuller non prova nemmeno a sfidare il pianosequenza-monstre di Noé (finto quanto si vuole, comunque uno sforzo immenso), e in generale non gli interessa. In questo senso, però, sebbene sia a buon ragione ipercinetico, è stitico in termini di idee. Non sfrutta le scenografie, non sfrutta gli effetti speciali, non sfrutta nemmeno le possibilità fantasiose dello splatter, dando il meglio solo in un'idea finale che mette insieme un occhio e uno strangolamento, e che è l'ideale metafora di un cinema che, sulla carta, disorienta, percuote i sensi e devasta. Certo è che, secondo la sensibilità, può venire a noia lo stile, che più che stile sembra una trovata tirata via, ma vogliamo pure concedere ad Hardcore! il titolo di buon blockbuster in grado di aprire, per una certa fetta di pubblico, un orizzonte più esteso nell'ambito della gestione della violenza al cinema. Però certo, è un pubblico che non deve essere avvezzo alle irriverenze tarantiniane meno raffinate, sennò il risultato può essere solo quello di un certo, paradossale, senso di dejà vu. Lo sforzo di essere originali mostra la corda, e nel turbinio di esplosioni/situazioni/"emozioni", tutta la novità si sbriciola, non ci si stupisce mai davvero, né si rimane ammaliati, né riesce a prendere il volo il divertimento trash. 

 

Sharlto Copley

Hardcore! (2015): Sharlto Copley

 

Comunque, tanto per vedere una cosa apparentemente diversa, può meritare una visione. A mente aperta, ma non troppo. 

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