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Vamos a matar compañeros

Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vamos a matar compañeros

di axe
7 stelle

Paese di San Bernardino, Messico, anni della Rivoluzione. Il popolano El Basco, dopo aver contribuito a liberare il villaggio dalle truppe "regolari" - in realtà assassini agli ordini di un generale - presenti sul luogo con lo scopo di estorcere voti per la rielezione di Porfirio Diaz, ottiene da un altro generale, Mongo, il comando delle truppe rivoluzionarie, composte da elementi non molto migliori dei "lealisti". Poco dopo entra in conflitto con Yodlaf, un mercante d'armi di origine svedese giunto in paese per fare affari con Mongo. Più interessato ad arricchirsi che alla causa del proletariato messicano, Mongo riconcilia i due uomini affidando loro una missione in Arizona. I protagonisti devono penetrare nel forte di Yuma per recuperare il professor Xandros, un intellettuale recatosi negli U.S.A. per cercare sostegni alla causa rivoluzionaria ed imprigionato per il suo rifiuto di cedere in cambio di aiuto i diritti di sfruttamento delle risorse petrolifere messicane. Mongo ne ha bisogno poichè Xandros è l'unico che conosce la combinazione necessaria ad aprire una resistentissima cassaforte presente nel villaggio, che si dice custodisca un immenso tesoro. El Basco e lo svedese si mettono in viaggio; durante le loro avventure avranno a che fare, tra l'altro, con la banda di John, un ex-socio di Yodlaf in cerca di guadagno facile e di vendetta contro lo svedese, colpevole di averlo messo nei guai nel corso di un'operazione congiunta di qualche anno prima, e con un gruppo di studenti, comandati dalla guerrigliera Lola ed ispirati dalle teorie del professor Xandros, i quali si battono senza secondi fini per il progresso del popolo messicano. Buon western di Sergio Corbucci, ambientato in un Messico lacerato da lotte intestine per il controllo del territorio, alimentate dalla volontà di varie entità di prosperare, con o senza la "copertura" di una bandiera, ai danni dei ceti popolari. Molto interessanti, a questo proposito, sono le complesse dinamiche che regolano i rapporti tra le parti, le quali, in alcuni casi, portano ad una maturazione dei personaggi loro rappresentanti. El Basco è un poveraccio senz'arte ne' parte, la cui ferocia - motivata dal non aver nulla da perdere - è strumentalizzata dal generale Mongo, in realtà un furbacchione molto persuasivo, grazie al saper proferire belle parole ed una uniforme rutilante. Ma El Basco non è stupido. La sua ingenuità è generata dalla scarsa esperienza delle cose del mondo; i contatti con lo svedese, il professor Xandros, gli "attivisti" di Lola, lo portano ad una presa di coscienza. La rinnovata capacità di giudizio consente al giovane messicano di compiere, finalmente, le scelte giuste. Yodlaf è un opportunista; nasconde, dietro un aspetto gentile e un'ostentazione di sicurezza, la ferrea determinazione di commerciare ed arrichirsi, disinteressandosi delle conseguenze delle proprie azioni. Ma anche per lui c'è possibilità di riscatto. Abbiamo poi i giovani rivoluzionari agli ordini di Lola. Impossibile non notare un parallelismo tra essi ed i ragazzi che, negli anni intorno al 1968, furono l'anima della contestazione giovanile. Uniti nell'individuazione di un fine ultimo della loro azione - il compimento della rivoluzione - ma in contrasto circa le modalità - c'è chi si allinea alla dottrina pacifista del professor Xandros, loro ispiratore, e c'è chi vorrebbe usare, in varia misura le armi, riducendosi però alla pari dei propri sanguinari avversari - questi giovani combattenti, dall'aspetto pulito, si mostrano pronti a morire per ciò in cui credono. Se da un lato, a questo proposito, il regista tende loro una mano, esaltando nel racconto lo spirito di sacrificio e la nobiltà dei loro ideali, da un altro eleva una critica, accusando d'inconcludenza il gruppo; lo vediamo discutere, realizzare azioni dimostrative, lanciare proclami; nel momento in cui scelgono di passare veramente all'azione, però, il grosso del "lavoro" l'hanno già fatto gli altri. Tra i molti "cattivi" ci sono i rurales di Porfirio Diaz; i banditi di Mongo; politici e speculatori statunitensi, i quali agiscono secondo i principi dell'imperialismo economico; il gruppo d'azione di John. I toni sono leggeri; il ritmo non è molto sostenuto. La sceneggiatura concede molto tempo ai dialoghi tra Xandros, lo svedese ed El Basco, dando modo di percepire la graduale crescita interiore di quest'ultimo. L'azione è concentrata in momenti specifici; assistiamo a lunghe sequenze di sparatorie, accompagnate dal bel tema principale della colonna sonora. L'ambientazione è costituita da una evocativa ricostruzione di luoghi del Messico, con i suoi villaggi scalcinati, deserti e brulle colline. Ottime interpretazioni per Tomas Milian (El Basco) e Franco Nero (lo svedese); ben calato nel ruolo di Xandros è l'attore spagnolo Fernando Rey; buona prestazione anche per Jack Palance, nei panni del vizioso, avido e vendicativo John. Un western dall'ambientazione originale; divertente, avvincente - anche grazie alla colonna sonora di Ennio Morricone - ed intelligente. Il regista inserisce nel film elementi della propria contemporaneità, esprimendo valutazioni precise e condivisibili.

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