Regia di Daniel Attias vedi scheda film
Siamo nel 1985, lo slasher era appena iniziato con la fine dei '70, e son cominciate a piovere pellicole più o meno dignitose in cui i ragazzi, i teen, i giovani in generale, ne erano protagonisti e vittime. Il film tratto da un racconto di Stephen King è un bel film di maniera, che ti entra dentro fin dall'inizio, nonostante non ti faccia saltare sulla poltrona, e dopotutto non è una prerogativa vera e propria dell'horror quella di spaventare ad ogni cambio di scena. Con la sua atmosfera innocente, semplice, di provincia americana, teatro preferito per gli orrori di ogni sorta, il film è una favola nera raccontata giocando sull'immaginario di un ragazzino, e al suo mondo. Ero un ragazzino anch'io (più grande del Corey Haim protagonista) quando nelle afose giornate di luglio, giranzolando nel videoneleggio, vedevo questa videocassetta dalla copertina imbruttita dal tempo e schiarita dalla costante luce della vetrina. Mi aveva sempre affascinato, e mi terrorizzava quella locandina con una mano pelosa che teneva una mazza da baseball per massacrare ragazzini e chiunque altro. Il film, visto oggi, è un piacevole tuffo in quelle dimensioni strane, poco definibili, con cui vedevamo e ingigantivamo ogni cosa quando eravamo ragazzini delle medie. In più va detto che le sequenze violente che il regista sceglie di mostrare sono veramente gustose, con un taglio classico che ci porta veramente in un altro posto, lontano dalla normalità dei grandi. L'horror serve anche a questo, a ricordarci il gusto per le storie improbabili, non per forza terrificanti, non necessariamente disturbanti, ma "altre" quanto basta per sentircisi dentro fino al collo.
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