Regia di Grant Gee vedi scheda film
Incontrare persone è facile, basta accollarsi un numero spropositato di concerti in un tour mondiale che dura mesi e mesi e accettare di ricevere i continui estenuanti commenti (più positivi che altro, ma non è una scelta pubblicitaria) dei giornalisti di tutto il mondo, impazziti per la riuscita dell'eccezionale album Ok Computer dei Radiohead. Dal Giappone agli USA finanche in Germania e in Francia, il gruppo di Oxford che vanta l'idolo di Thom Yorke, voce acuta e lamentosa, mostra, nonostante certe polemiche e la loro già allora indubbia ricchezza, la sua insofferenza verso il mondo (discografico, economico, civile). Ogni cosa che i Radiohead fanno per pubblicizzare il loro tour è una cosa che si sentono costretti a fare, ogni cosa che dicono e ripetono ai giornalisti o si attiene ai canoni prestabiliti o si dimena in divagazioni critiche sovente polemiche. Tutto ciò che eseguono musicalmente invece persegue il loro stile e il loro geniale carisma, un'ispirazione musicale senza precedenti.
Ok Computer è un album in cui il volto metropolitano del mondo schiaccia il singolo, lo costringe a un'anticatarsi autodissolutoria (nel film si vede una frase che ritornerà nel testo di How To Disappear Completely di Kid A) che lo rende un alieno extraterrestre nostalgico di casa oppure un uomo incapace di affrontare le sorprese, isterico e inutile nel suo lamentarsi, un uomo desideroso che gli altri soffochino fino alla morte e al silenzio, un turista magari desideroso di affrontare un contesto, ma troppo frettoloso ("ehi, man, slow down"). Grant Gee ha capito tutto questo: tra esibizioni live (straordinarie) e interviste (talvolta esilaranti), il grande documentarista inserisce immagini di città, strade, luci al neon, giungendo a un livello di destabilizzazione che emula (giustamente, con grande adesione ai contenuti) la grazia sperimentatrice dell'album dei Radiohead. E Gee è sempre stato capace di mimetizzare la propria spinta autoriale ai toni degli argomenti di cui parla (un esempio per tutti, il recentissimo Patience (After Sebald), in cui entra nel mondo del romanzo The Rings of Saturn del grande autore tedesco). Scegliendo infatti come estetica mai il videoclip ma il trip espositivo, epilettico nell'utilizzo del colore o del bianco e nero, della telecamera amatoriale o di quella professionale, delle immagini mosse piuttosto che immobili, Meeting People Is Easy. si fa portatore di una coscienza musicale sovrumana ed eccezionale, assolutamente imperdibile per ogni musicofilo che si rispetti, ma anche per ogni cinefilo. Tantissime infatti sono le curiosità che il film illustra: la voglia da parte del gruppo inglese di staccarsi dalle adorazioni invecchiate per i primi album (musicalmente più semplici), come si rivela dall'esilarante esibizione di Creep (in cui Thom fa cantare con fare un po' irrisorio al pubblico l'intera strofa della canzone); il rapporto con l'EMI, casa discografica da cui dopo Hail to the Thief riuscirono a staccarsi; la realizzazione di numerosi brani che furono elaborati già in quegli anni (1997-1998), tra cui la Nude di In Rainbows, che tornerà solo nell'album suddetto dieci anni dopo circa e che allora si chiamava Big Ideas; il making of del mitico videoclip di No Surprises, diretto dallo stesso Grant Gee, in cui Thom Yorke canta dentro una bolla di vetro, mentre questa si riempie d'acqua fino a quasi soffocarlo.
C'è chi diceva che amare i Radiohead comporta una vera e propria dipendenza. Ebbene, per chi comincia a conoscerli e già se ne innamora, può stare tranquillo che il loro repertorio è talmente esteso che non si fa tanto presto ad apprendere tutti i titoli. Imperdibile, ma la conoscenza delle canzoni dei Radiohead almeno fino a Ok Computer è d'obbligo: questo non è però assolutamente un limite per il film. Che si chiude, giustamente, con il loro splendido brano Exit Music (For A Film), da Ok Computer.
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