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Il nemico invisibile

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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La recensione su Il nemico invisibile

di mc 5
5 stelle

Non è così semplice esprimere un giudizio compiuto e definitivo su questo film. Ci proverò. Succede spesso (e so che non sono il solo) di restare un po' interdetti durante (e subito dopo) la visione di un film con Nicolas Cage, sicuramente uno dei più controversi tra gli attori contemporanei. C'è chi lo considera en tranchant un cane e chi invece un attore di razza, magari evocando le sue partecipazioni ad opere di grandissimi registi. Io credo che Cage abbia indovinato diversi ruoli memorabili (un titolo per tutti: "Al di là della vita" diretto da Scorsese) ma che in anni recenti egli abbia scelto ruoli spesso ridicoli e certamente non all'altezza di un attore della sua fama. E tralascio per carità di patria le considerazioni popolari circa la improponibilità di certi parrucchini da lui indossati su alcuni set, oppure su certe sue (in)espressioni da cagnone bastonato che evocano spesso la categoria dell'umorismo involontario. Ma Cage è fatto così, prendere o lasciare. E anche in questo film bisogna prenderlo com'è, costantemente con una monoespressione che è quella di chi è sempre ossessionato da qualche paturnia e non si dà mai pace. Quindi film da buttare? Non esattamente. Ma a questo punto è necessario sottolineare il travagliatissimo percorso produttivo dell'opera. Non è la prima volta che a film quasi ultimato scoppia una diatriba tra regista e produzione (e qui stiamo parlando di un cineasta assai noto ed affermato come Paul Schrader, il quale ha rinnegato la sua paternità al film, permettendo di fatto al team produttivo di "rimaneggiare" il lavoro a proprio piacimento, generando una situazione finale palesemente confusa. Io mi sono fatto questa idea: Schrader intendeva mettere in scena un film pretenzioso che affrontasse temi alti e i produttori alla fine lo hanno ritenuto dotato di non sufficiente appeal e lo hanno rimontato puntando decisamente ad una chiave action ovviamente più redditizia. E il film risente molto di queste successive "manipolazioni" lasciando perplesso lo spettatore. Ma qua e là fanno capolino le ambizioni di Schrader, il quale affronta temi impegnativi quali i cointrasti (ovviamente attualissimi) tra cultura occidentale e tradizioni musulmane oppure (interessante) il tema del corpo e della mente umana e di quanto essi siano vulnerabili quando sono assaliti dalle malattie (i due protagonisti sono malati gravi, uno afflitto da una malattia del sangue e l'altro (Cage) prigioniero di una progressiva forma di Alzheimer. E sarebbero aspetti intriganti se la produzione non li avesse voluti intervallare con parecchie sequenze di sparatorie e inseguimenti montati secondo criteri discutibili. Il film non sarebbe malvagio se Cage non fosse ai suoi livelli (diciamo) minori, vittima sacrificata sull'altare di questa trasformazione imposta dalla produzione da originario intrigante thriller psicologico ad ordinario action movie. Cage è qui un veterano ex agente CIA, umiliato collocandolo a mansioni da ufficio, lui che è da sempre uomo votato all'azione e all'audacia. E in nome di questa audacia ha il chiodo fisso di farla pagare cara ad un ex terrorista musulmano che molti anni addietro lo torturò crudelmente, per lui è una vera ossessione cercare in giro per il mondo questo soggetto, per poi finalmente raggiungerlo e scoprire che -esattamente come lui stesso- è molto malato. Verso il finale del film assistiamo infatti ad un dialogo tesissimo tra i due personaggi, sul cui esito ovviamente mi asterrò dal fornire qualunque dettaglio. Sintetizzando, avrebbe potuto essere un trattato sulla doppia degenerazione dell'ideologia e del nostro labile "controllo" sul corpo umano. Invece è qualcosa di confuso che soffre troppo dei travagli produttivi e successive evoluzioni polemiche (avevo peraltro omesso di dire -come se non bastasse- che l'opera doveva in origine essere diretta da Nicolas Winding Refn: proprio un film nato male, peccato).

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