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By the Sea

Regia di Angelina Jolie vedi scheda film

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La recensione su By the Sea

di rflannery
6 stelle

Film non facile, per certi versi coraggioso, per altri completamente sbagliato. È il terzo lavoro della Jolie regista (che qui si firma anche con il cognome del marito, Angelina Jolie Pitt), dopo il debole Nella terra del sangue e del miele e il più riuscito Unbroken. Qui si vola alto: si va a prendere una certo cinema che non si fa più, fatto di lunghi silenzi, pochi ambienti, tanti “vuoti” da riempire: il cinema di Antonioni, di certa parte degli anni 60 come anche la nouvelle vague francese (si pensi a Il disprezzo di Godard). Due personaggi in una stanza d’albergo: lui è uno scrittore che non riesce più a scrivere e, pian piano, appare sempre più restio a parlare con una moglie che sembra una sfinge. Sfuggente, irritante, volubile, il personaggio di Vanessa (interpretato dalla stessa regista) è la cosa più centrata e vera di un film che sembra aver esaurito le cose da dire in pochi minuti. La coppia in crisi dopo anni di matrimonio da un lato, dall’altro, due giovani sposati che celebrano nei modi previsti i bei momenti (sono Melvil Poupaud e la più nota Mélanie Laurent che si spoglia abbondantemente). In mezzo, Niels Arestrup che fa l’albergatore a cui Brad Pitt confessa le sue difficoltà con la moglie, parecchi paesaggi di mare che fanno tanto cinema indipendente e un buco nel muro che permette ai “Brangelina” di guardare i numeri da circo dei dirimpettai.
Il film è tutto qui, o forse no. Al di là di una sceneggiatura (della stessa Angelina) che ripete male certi tic del cinema d’autore, in questo film sbagliato, massacrato dalla critica un po’ dappertutto e incompreso da una larga fetta di pubblico giustamente a disagio di fronte a un film lontanissimo da una certa immagine dei due divi, By the Sea appare vero e apprezzabile nella sua dimensione intima e autobiografica. Si parla di crisi, la Jolie si firma con i due cognomi, recita con il marito a cui dice e fa fare cose imperdonabili; inoltre nel film c’è una lunga sequenza di nudi, quantomeno sospetti. Della Laurent, giovane e bella, che diventa oggetto del desiderio e della stessa Angelina che non vuole essere toccata dal marito, che soffre certo una grave perdita ma che si sente inadeguata e a disagio anche, forse soprattutto, col proprio corpo. Sommato a tutto ciò domina in questo ultimo lavoro della Jolie l’immagine fortissima di una diva che ha fatto di tutto e fa di tutto per mostrarlo – nel suo essere gatta morta, nei suoi capricci e nel suo essere volubile – ma che, tragicamente, non è più “vista”, nemmeno guardata o desiderata da un marito scrittore che pian piano si allontana sempre di più. Come dire, fuor di metafora: il tempo delle dive è forse finito per sempre. C’è, insomma, in By the Sea, una certa dose di follia che ce lo fa apprezzare: la volontà di fare un cinema vecchio e forse non più al passo coi tempi. Così come la decisione di mettere a nudo, oltre il divismo, oltre quel cappello che nasconde spesso il viso di Vanessa, le proprie miserie personali e anche le proprie fragilità è un segno di sincerità imprevista tanto più se associata a un personaggio di successo, carisma e gloria come la Jolie.

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