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La foresta dei sogni

Regia di Gus Van Sant vedi scheda film

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La recensione su La foresta dei sogni

di mc 5
10 stelle

Come per ogni film di un Maestro come Gus Van Sant c'era notevole attesa nell'aria attorno all'uscita di questo "La foresta dei sogni". E anch'io ero assai curioso di vederlo benchè non sia nè un conoscitore del cineasta nè un suo profondo estimatore, pur riconoscendone le doti universalmente conclamate. E devo ammettere che alcune sue opere mi sono davvero piaciute ("Elephant", "Da morire", "Psycho"). Avevo letto da qualche parte una recensione in anteprima che liquidava questa esperienza come un "polpettone new age". Niente di più distante dalla (positivissima) impressione che ho riportato dalla mia visione. Ho anzi trovato il film molto impregnato di una sublime tristezza, di un'accorata intima malinconia che ne rappresenta la cifra primaria. E' una specie di fiaba allegorica che racconta il destino di un uomo e di una donna che si amarono molto e teneramente, poi qualcosa si disperse, ma il fato riserva sorprese che non ci aspettiamo e che modificano il corso delle nostre vite. E anche la sofferenza può esser messa a frutto per capire meglio noi stessi e per ripercorrere a ritroso il nostro cammino. Non a caso ho parlato di "favola": qualcosa di fiabesco lo si percepisce tra quegli alberi infiniti e secolari, in quella foresta labirinto dove sembra regnare lo Spirito di una cultura "altra" rispetto alla nostra materialità occidentale. E poi il concetto di favola è importante perchè lo vediamo materializzato -sotto forma di un vecchio libro- nella fiaba di Hansel e Gretel, coi fratelli Grimm che vengono a più riprese evocati nell'opera. E' inoltre un film dove più che la sceneggiatura e i suoi snodi, a prevalere sono le emozioni del protagonista, quei pensieri che lo turbano e lo guidano verso una mèta di Consapevolezza. E' un uomo che ha sbagliato ad impostare la propria vita secondo criteri forse un po' miopi, ma la vita stessa sembra ora consegnargli una chance, dopo che lui avrà pagato sacrificando il proprio ego per gli errori commessi. Dapprima il senso di colpa è dilaniante e lo annichilisce. Egli si fa carico di uno strazio inimagginabile per aver trascurato in vita una moglie sinceramente innamorata ed ora che un destino osceno (sì, osceno) gliel'ha soffiata via egli percepisce che la sua arroganza e la sua meschina e maschile supponenza ne hanno decretato la sconfitta. E allora lui invoca intimamente ma clamorosamente la presenza della moglie. Ma la vicenda che avrebbe qui potuto banalmente vertere su una svolta new age e/o soprannaturale e dunque inseguire la ricerca di un contatto parapsicologico o spirituale tra i due coniugi, segue un altro percorso ben più interessante. Cioè quest'uomo distrutto dal dolore e dal sentimento di colpa, cerca indizi sulla donna camminando fino allo sfinimento in una "foresta dei sogni", dove incontra un uomo assolutamente misterioso (un fantasma?) che gl indica la Via per la Salvezza. Questo senso di colpa dilaniante che divora il protagonista si riversa totalmente sullo spettatore che si presume pronto a farsi carico dell'intima sofferenza del personaggio. Il film si dibatte continuamente su due piani: frammenti di vita della coppia (con sequenze emotivamente assai coinvolgenti in cui i due si rinfacciano le cose e battibeccano aspramente fino ad arrivare alla malattia grave di lei che li riavvicinerà e li rivedrà sereni ad affrontare un destino avverso, alternate ad altre sequenze del sacrificio che lui sceglie di compiere cimentandosi nel viaggio solitario e catartico atrraverso la foresta). In quella foresta egli cerca il senso della vita. E lo trova. Quando aprendo una busta ne estrae il vecchio libro dei fratelli Grimm cui sopra accennavo. Niente da dire, una bella storia, raccontata con coraggio ed impegno da un validissmo Gus Van Sant. Quanto al cast, sia Naomi Watts che l'impronunciabile (almeno per me) Matthew McConaughey sono da 10 e lode, entrambi immensi. Non saprei dire chi primeggia tra i due, sono ambedue meravigliosi, anche se dobbiamo tener conto che lui (non me ne fate ripetere il cognome se no impazzisco) appare sullo schermo praticamente in ogni inquadratura. Considerando quel che prima dicevo riguardo ai due piani su cui il film si dipana, potremmo definirlo un "melodramma fantastico". E in ogni caso la new age (che era certo un rischio presente) è stata brillantemente aggirata.

Attenzione.
Quella che segue è un'aggiunta che ho sentito il bisogno di fare a questa (modesta) recensione, dopo aver visto il film una seconda volta. Devo dire che una successiva visione ha ancor più rafforzato il profondo sentimento che mi era stato ispirato. Sì, questa pellicola mi è entrata nel cuore e credo che non se ne andrà più. Lo strazio di quest'uomo che racchiude un malessere acuto ed inesprimibile mi ha segnato, tocccando in me corde assai profonde. E poco m'importa se al Festival dove Van Sant lo presentò (non ricordo quale ) il film fu disprezzato dalla critica e se in questi giorni lo vedo trattato come una baggianata new age. Anzi, mi sento di aggiungere che -assieme a "Lovely Bones" di Peter Jackson- lo collocherei sul podio dei personali film cult della mia vita. E a ben guardare (un caso?) entrambe le opere -ancorchè del tutto diverse- trattano di un medesimo tema. Vale a dire la Vita dopo la Morte. Ma la Vita di coloro che restano, i quali rinascono a Nuova Vita quando -dopo la tempesta del cuore agitato dal dolore- vivranno intensamente la Pacificazione del rapporto con le persone care defunte. E questi sono i sentimenti degli uomini, altro che new age.

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