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The Smell of Us

Regia di Larry Clark vedi scheda film

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La recensione su The Smell of Us

di EightAndHalf
2 stelle

 

Kids del XXI secolo, ovvero come pensare di poter scandalizzare ancora oggi con gli stessi ingredienti di cinquant'anni fa: sesso, droga, alcol, e chi più ne ha più ne metta, messi in scena in maniera esplicita senza mezzi termini. Ovvero come soddisfare le voglie di un guardone che decide di sfruttare i drammi umani della gioventù odierna per stuzzicare gli istinti più repressi degli spettatori. Perché spesso appellarsi alla provocazione, per criticare un film, è una scappatoia facile, se non fosse che in The Smell of Us la ricerca gratuita di scandalo è talmente palese che si sfiora realmente l'indecenza, per davvero una delle visioni più infelici del 71° Festival del Cinema di Venezia, in cui il film di Larry Clark è stato presentato nella sezione Giornate degli Autori.

 

 

Scegliendo di non raccontare una storia, ma di creare un'ambientazione con al suo interno i personaggi (se così li si può chiamare), Clark cerca di fare delle istantanee di una gioventù dedita alle passioni più immediate e spontanee, per inerzia e non più certo per forza della curiosità. La maggior parte di essi infatti si prostituisce come escort boys trovando i clienti su internet e raggiungendoli nelle loro case. Altri invece intrattengono rapporti d'amore estremamente erotici con le ragazze del loro gruppo, all'insegna di una promiscuità chiaramente esagitata. Due di essi sono legatissimi da un rapporto d'affetto che per uno di loro è qualcosa di più non ricambiato (tant'è che questo personaggio dovrebbe costituire la parte "appassionante" del film, nonché parte fondamentale dell'inevitabile e scontata tragedia finale). Uno di essi, addirittura, dovrebbe indicare l'elemento metacinematografico più pretenzioso dell'intero film, un ragazzo sempre pronto a filmare con il cellulare qualunque cosa gli compare davanti: d'altronde Clark dà grande importanza a questi strumenti tecnologici che in Kids non poteva sfruttare, e che qui caratterizzano gli eventi in maniera fondamentale. Come se non avessimo già capito che il mondo presente è corrotto e lercio!; quello che non avevamo capito è che l'adolescenza sfasciata è uguale dappertutto, perché i ragazzi di The Smell of Us sono identici a quelli di Kids, anche se The Smell of Us si svolge in Francia (ma un po' più di contestualizzazione, oltre all'immancabile Tour Eiffel, era chiedere troppo). Solo che in Kids Clark non poteva permettersi ancora tutte le scene hard che qui abbondano, sia omo che eterosessuali, a costituire l'elemento principale dell'intero film dal punto di vista estetico. Magari Clark pensa anche che mettendo un po' di adulti pervertiti, incestuosi o sessuomani allora si possa evitare di generalizzare (non solo i ragazzi sono sfasciati), ma quello che comunica è ancora peggio: i personaggi principali vengono circondati da un'aura di vittimismo per cui è propriol'ambiente in cui sono cresciuti a renderli così, alla fine. Quindi questo inferno che è il mondo di The Smell of Us, in cui Clark entra in una vana e ridicola immersione tematico/estetica, diventa una montatura finto-intellettuale e anche ostentatamente maledettistica (come se si riuscisse a fare ancora scandalo) per nascondere quasi lo sfogo di un represso, o di un uomo che sadicamente prende i corpi dei suoi attori e ne fa quello che vuole, in uno strazio da megalomane che lascia letteralmente esterrefatti. L'ossessione per i corpi non necessita di simili brutture fini a se stesse, e qui non parliamo di moralismo o cose del genere. Siamo dinnanzi a un insulto che pensa di essere rivoluzionario e disperato, e che invece è solo disperante, noioso, ripetitivo e per nulla rivelatorio (realismo che inquadra sempre le stesse realtà non serve a nulla, specie se non sono realtà pensate, ma campate e costruite ad hoc!).

 

 

Larry Clark, non presente a Venezia, lascia un messaggio con su scritto: "probabilmente è il mio migliore film". Signor Clark, la ringraziamo della non-visita.

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