Regia di Christian Schwochow vedi scheda film
La storia non molto nota né trattata dei rifugiati della Germania dell’Est trova nella vicenda umana drammatica e, almeno sulla carta, appassionante, della bionda e bella studiosa di scienze farmaceutiche di nome Nelly che, rimasta sola col figlio decenne dopo la morte improvvisa ed accidentale del suo uomo, trova il modo, tramite un matrimonio fittizio, per fuggire oltre muro nella parte occidentale di Berlino. Siamo nel 1975, e dopo un tentativo che pare fallimentare, la fuga della donna riesce, ritrovandosi nella seconda metà di una capitale divisa con la forza e separata da un muro che comunica solo morte fisica e della fine della libertà di azione, pensiero e di libera circolazione in quello che era un luogo fisico e geografico omogeneo e unico.
Sola con un figlio intelligente e un po’ nerd, che prova stupore persino nel vedere per la prima volta una lattina di Coca Cola vuota, iniziando a raccoglierle per strada, la donna comincerà a tentare di ricostruirsi una propria vita ed una propria indipendenza partendo dal basso, dai centri sociali ove trova accoglienza, lottando contro i pregiudizi e le difficoltà di una vita sempre in salita.
Jordis Triebel, una bellezza plausibile e ragionata, è la principale leva di attrazione di un film che, come molti altri di provenienza tedesca, è sorretto da tematiche politico sociali intense ed emotivamente coinvolgenti, risulta organizzato ed ambientato con il massimo scrupolo e meticolosità, ma appare alla fine organizzato in modo troppo freddo e ragionato per riuscire a lasciare un segno indelebile nello spettatore.
Un film impeccabile, senza sbavature, che tuttavia sembra contenere al massimo l’opportunità di lasciare un segno emozionale in uno spettatore premurosamente accompagnato in una precisa dimensione temporale d’epoca, ma poi abbandonato un po’ frettolosamente ad un avvicendamento di situazioni che mancano, almeno in parte, di un coinvolgimento passionale che ci si aspetterebbe, magari anche grazie a sbavature melodrammatiche o passionali, anche eccessive, ma che dimostrino una più accorata presa di posizione caratteriale, e dunque un’umanità che rifugga un po’ di più la cronaca anche accurata e la precisa ricostruzione storica, pur encomiabile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta