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La prima neve

Regia di Andrea Segre vedi scheda film

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La recensione su La prima neve

di Spaggy
8 stelle

A due anni di distanza da Io sono Li, Andrea Segre torna alla finzione per continuare il discorso sull’immigrazione intrapreso dal suo primo film, spostando l’attenzione dalla comunità cinese che vive nella laguna veneta a un profugo del Togo arrivato via Libia nel Trentino Altino-Adige, in un piccolo centro sperso tra le Alpi.
In una zona in cui il giallo delle foglie d’autunno s’adagia sull’arnie che proteggono il miele, Segre racconta di Dani, immigrato che un viaggio della speranza ha privato della moglie lasciandogli in dono una piccola bambina. Considerando la figlia come la causa diretta della morte della moglie, Dani non ha alcun senso paterno tanto da arrivare a considerare l’ipotesi di emigrare verso la Francia e abbandonare la figlia, sperando che qualche italiano possa adottarla e regalarle una vita migliore di quella che avrebbe al suo fianco.
In Val dei Mocheni, dove è temporaneamente arrivato da quasi un anno, Dani entra in contatto con la famiglia del vecchio falegname e apicoltore Pietro e con i traumi che questa custodisce. Ad essere maggiormente vittima di traumatici eventi del passato è il piccolo Michele, nipote di Pietro rimasto orfano di padre a causa di un doloroso incidente di montagna. Così come Dani addossa sulla figlia ogni colpa per la morte della moglie, Michele non trova pace per aver insieme alla madre Elisa abbandonato il padre durante gli ultimi suoi istanti di vita per cercare aiuto. Con un chiasmo narrativo che si apre a poco a poco e che svela le ragioni dei due drammi solo un attimo prima del finale, La prima neve regala due protagonisti agli antipodi: quanto Dani è introverso, nero e possente, tanto Michele è estroverso, biondissimo e minuto. Uno riflesso della personalità dell’altro, Dani e Michele a poco a poco entrano in contatto e costruiscono un solido rapporto di amicizia consolidato dagli alberi, dalle foreste circostanti e dal miele, senza che nessuno dei due riesca a rendere però manifesti i propri tormenti.
Anime afflitte da un senso di colpa inutile che non permette loro di andare avanti, Dani e Michele dovranno trovare la forza di riuscire ad esternare il proprio dolore per poterlo superare. Momento che arriverà dopo una prima nevicata di montagna che li rende come germogli appena spuntati sotto una coltre di ghiaccio e pronti a sfidare le avversità che la vita ha loro riservato per riuscire finalmente a superare lo stallo emotivo.
Mosso da un umorismo che rende leggero lo svolgersi della vicenda e da paure ancestrali come quelle legate a un orso che può palesarsi dietro una porta da un momento all’altro, La prima neve regala sprazzi di poesia attraverso immagini da cartolina che solo l’occhio attento di un esperto documentarista come Segre riesce ad accogliere. Senza celare le drammatiche vicende che sovente accompagnano le rotte di fortuna delle imbarcazioni che provengono da oltre lo stretto di Sicilia, La prima neve fornisce anche un ottimo e ottimista esempio di integrazione multirazziale e multiculturale, che passa per una società sulla carta tradizionalista e chiusa come quella agricola, oltre ad avere il merito di portare sullo schermo due attori (Jean-Christophe Folly e la rivelazione Matteo Marchel) capaci di muoversi in uno spazio teatrale insolito che lascia interagire realtà e finzione, corpi e anima, senza sembrare mai artefatto.

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