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Banshee Chapter - I files segreti della Cia

Regia di Blair Erickson vedi scheda film

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La recensione su Banshee Chapter - I files segreti della Cia

di maghella
6 stelle

Nel 1963 la CIA compì alcuni esperimenti su persone per testare una potente droga, una droga che avrebbe permesso il controllo della mente tramite la telepatia.
Purtroppo i risultati furono devastanti e le persone utilizzate come cavie fecero una brutta fine.

Tutta questa prima parte di presentazione del film viene sviluppata grazie ad immagini di repertorio autentiche, con interviste a medici, responsabili della CIA e addirittura un intervento di Bill Clinton, che ammette l'esistenza degli esperimenti e i suoi deludenti risultati.

Questo aspetto documentaristico mi ha convinto a seguire il film, mi piace il genere mockumentary, purtroppo però il seguito del film si presenta come pura fiction lasciando molte lacune nella sceneggiatura.

La storia infatti prosegue ai giorni nostri, con James un giovane studente, che decide di bere una pozione di droga fattagli provenire da misteriosi amici che si fanno chiamare “Gli amici in Colorado”.
James decide di documentare gli effetti della potente droga con un video girato da un suo amico. Dopo alcuni minuti in cui pare non accadere nulla, improvvisamente una radio nel soggiorno inizia a trasmettere uno strano segnale. In casa entra una entità non ben definita che fa sparire James.

La sua giovane amica giornalista si mette sulle sue tracce per capire che mistero c'è sotto.
Qui comincia la confusione narrativa: non più un mockumentary, non un horror, non un fantascientifico e nemmeno un thriller.

La ragazza capisce la fonte da cui l'amico ha avuto la droga, un vecchio scrittore hippy.
Prende anche lei la droga? Lo capiremo solo alla fine, intanto qualche altro sparisce, una specie di entità si manifesta dopo il già sentito segnale radio non ben definito, si arriva alla vecchia stazione medica dove venivano fatti gli esperimenti, si cerca in tutti i modi una soluzione all'ingarbuglio della storia, senza riuscirci molto bene.

Peccato, perché l'idea iniziale era buona e anche intrigante, pareva quasi un film horror denuncia sugli esperimenti realmente fatti dal governo americano durante la guerra fredda, ma sembra quasi mancare agli autori quel coraggio necessario per sviluppare la storia, che si perde in fatti non troppo paurosi, non troppo avvincenti, in alcuni punti quasi noiosi e scontati.

Il film si salva grazie all'atmosfera che comunque si respira, ad una buona tecnica da parte del regista che però in qualche momento si dilunga su alcune scene un po' troppo, levandogli così suspance.
Buone alcune idee, tipo quella di far derivare la droga dalla ghiandola pineale del cervello delle persone morte, o quella di inserire nella storia flash back degli esperimenti avvenuti nel passato. Per il resto il film rimane sulla sufficienza, preferisco di gran lunga un paio di pellicole italiane di questi ultimi anni: “The gerber syndrome”di Maxi Dejoie e “Lidris cuadrade di tre” di Lorenzo Bianchini che hanno svolto meglio certi tematiche horror con lo stile del mockumentary.

In sostanza un film dalle buone potenzialità, ma che si perde senza concludere in effetti nessuna teoria che aveva cominciato, con un finale un po' rimediato ma ben confezionato.

Note personali: mi sono convinta a vedere questo film proprio perché la locandina mi ricordava in qualche modo “The gerber syndrome”, ma devo dire che il film italiano anche se fatto con mezzi più semplici è più divertente e originale.

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