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Il mistero del Ragnarok

Regia di Mikkel Brænne Sandemose vedi scheda film

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La recensione su Il mistero del Ragnarok

di marcopolo30
5 stelle

Avventure a metà strada tra il reale e il fantasy per un film norvegese teso e ben ritmato che non fa difetto però di assurdità di copione e sfocia in un finale insensatamente cervellotico.

Il Ragnarok, vocabolo che proprio in questi giorni sta acquisendo una certa notorietà grazie all'uscita dell'ultimo Thor (“Thor: Ragnarok”, appunto) è uno degli elementi fondamentali alla base dell'intera mitologia nordica. È, spiegandolo in parole poverissime, quello scontro finale tra il bene e il male ove tutto sarà distrutto per poi ricominciare in maniera distinta. Una sorta di Apocalisse o Armageddon del nord, insomma. E considerate tali premesse non sorprende che sia esso oggetto di studio multidisciplinare nei paesi scandinavi e che abbia trovato sbocco anche nel cinema norvegese con questo “Il mistero del Ragnarok”. Ora, lo spunto del film è certamente buono, e non male sono anche la rapida spennellata con cui gli autori dipingono il background dell'archeologo e il 'casus belli' che finisce con il trasportare anche i due pargoli nell'avventura nordica. Troppe però le assurdità, del tipo: i due archeologi entrano di notte in uno dei più celebri musei di Oslo, nessuna guardia, nessun allarme, e inoltre si mettono a decifrare antiche iscrizioni tombali con la velocità con cui noi comuni mortali leggiamo i comics. O ancora: tipica guida cinica e figlia di mignotta che saccheggia la baracca abbandonata dai soldati sovietici oltre due decenni addietro (portandosi peraltro a casa una manciata di vecchi rubli, utilissimi nella Norvegia del 2013) quando, stando al racconto, al crollo dell'URSS venne creata una sorta di 'no man's land' tra i due Paesi. Per quale ragione?!? Inoltre, demeriti aggiunti, il tutto è purtroppo frullato e americanizzato eliminando così per completo il carattere norvegese della vicenda e il finale è assolutamente e cervelloticamente privo di senso. Ottimi invece i livelli di ritmo e tensione dell'opera. Protagonista è quel Pål Sverre Hagen, già Thor Heyerdahl nel celebratissimo “Kon-Tiki” nel 2012.

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