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La signorina e il teppista (Baryshnya i khuligan )

Regia di Yevgeni Slavinsky, Vladimir Mayakovsky vedi scheda film

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riccardo III

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La signorina e il teppista (Baryshnya i khuligan )

di riccardo III
8 stelle

Vladimir Vladimirovic Majakovskij (1893 - 1930) è noto ai più come poeta e, in particolare, grazie ad antologie e critici alquanto faziosi, come cantore della Rivoluzione d'Ottobre. Cosa che è stato senz'altro ma, come vedremo, la realtà della sua arte e della sua personalita è stata ben più complessa (a proposito di poesie, urge - a chi manca - dare un'occhiata a: "Flauto di vertebre", "Lilichka", "La nuvola in calzoni", "La camicia del teppista" e "A piena voce").

A cavallo tra l'epoca zarista e quella comunista, Majakovskij lavora come disegnatore all'agenzia pubblicitaria ROSTA e, contemporaneamente, si cimenta come sceneggiatore, attore e (a quanto sostiene Imdb.com) co-regista. L'unica sua pellicola che finora sono riuscita a vedere, questa, ha un soggetto molto romantico, con il nostro che riprende un personaggio (o un alter ego?:)) comune nella sua poesia non ideologica, il "huligan", il "teppista", un'irresistibile canaglia dal cuore d'oro con una pericolosa propensione ad innamorarsi follemente e a farsi spezzare il cuore. Personaggio autobiografico soprattutto in quest'ultimo senso, appunto, anche se risulta strano crederci, viste le tonnellate di fascino e talento che Majakovskij possedeva (fanno fede le lettere a Lilja Brik e per una in particolare poi... non ci sono parole).

Tornando al film, il risultato di questo estemporaneo impegno, di cui nemmeno il poeta pensava un gran che, è tutt'altro che trascurabile, per la sua recitazione ovviamente ma non solo. Innanzitutto, compie una scelta tanto saggia quanto coraggiosa per uno scrittore, quella di non includere didascalie (sono presenti solo scritti e lettere). Poi, nell'interessante ambientazione, uno squallido villaggio di epoca zarista, dove le classi sono comuni e gli eterogenei studenti brutti, sporchi e discretamente cattivi (molto tipica del muto la scena dell'incubo dell'insegnante che, per di più, è alle prime armi). Segue la parte romantic(issim)a: dapprima il protagonista tenta di negare il suo amore per la maestra ma lei gli appare come un fantasma, sorridendogli in triplice copia da dietro gli alberi o con un mazzo di splendidi fiori nella taverna dove sta bevendo (e la violenza del sentimento lo porta a malmenare peggio del solito un compagno che giustamente detesta). In classe, il teppista si dichiara... con un dettato, in cui scrive "Vi amo" invece del testo prescritto. La maestra oscilla tra l'indignazione e l'attrazione, finché l'amore molto irruento ma sincero dell'uomo la conquisterà. Sulla testa del teppista, però, si addensano le nuvole dell'odio dei suoi nemici. Nessuno lo vorrà salvare dalla loro codardia, né le maestre che "amano la sua carne" ma nient'altro, né i paesani volgari, né il preside indifferente che l'insegnante tenta disperatamente di allertare. La tragedia non potrà far altro che compiersi, perché l'amore veramente felice, appagato, non esiste nella poesia né tantomeno nel cinema di Majakovskij: c'è solo passione, sofferenza, morte. E un solo, brevissimo attimo di gioia.

Su Vladimir Mayakovsky

La ragione d'essere del film, sia come sceneggiatore che come attore. Sbruffone e prepotente cogli uomini, galante, timido e/o appassionato con le donne, tenerissimo amante respinto (si veda lo sguardo che rivolge alla maestra dopo la sua prima violenta ripulsa: la tensione e l'amarezza dipinte sul viso, gli occhi che comunicano quanto profondamente si senta ferito, le lacrime che sono sul punto di scendere sulle guance, lo sforzo di contenersi) e uomo in fondo molto sensibile. Menzione speciale per il finale: il suo ultimo sguardo alla donna amata che, con un bacio, gli dimostra di ricambiare il suo sentimento, è totalmente pacificato, pieno di dolcezza, felicità, gratitudine. Resta da aggiungere che era molto ma molto bello, sebbene la vita durissima che aveva fatto lo avesse sciupato (aveva più o meno venticinque anni all'epoca delle riprese, gliene avrei dati dieci di più).

Su Aleksandra Rebikova

Piuttosto manierata e con il tipico trucco da film dell'orrore del primo muto, ma fa una bella coppia con il suo fascinoso collega.

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