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Bleak Night

Regia di Sung-Hyun Yoon vedi scheda film

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La recensione su Bleak Night

di OGM
8 stelle

Qualcuno l'ha voluto inserire tra i dieci migliori  film coreani del 2011. Un anno, a suo parere, complessivamente povero di emozioni, però memorabile per averci regalato almeno questa piccola rivelazione: il giovane regista Sung-Hyun Yoon, che qui presenta la sua tesi di laurea in cinematografia. Un esordio folgorante, già decorato di premi e riconoscimenti, in Asia e non solo. Quest'opera cattura lo sguardo e la mente con il suo carattere aperto, di storia già accaduta, ma ancora da decifrare, racchiusa nel suo mistero eppure disposta a farsi sfogliare, in un labirintico viaggio attraverso il tempo, con abili giochi del montaggio che riannodano, ricombinandoli a piacere, i fili di passato e presente. I pezzi del mosaico sono tutti lì: sparsi sul terreno di una memoria dolente, come i frammenti di un'amicizia andata inspiegabilmente in frantumi. Ki-tae, Hee-june e Dong-yoon, tre compagni di liceo, erano inseparabili, dentro e fuori la scuola, prima che una nuova, indefinita presenza cominciasse ad erigere, fra di loro, muri di incomprensione e barricate di una combattuta con i pugni e le frasi offensive. Forse il gioco di un tempo è uscito dagli argini perché è diventato realtà, e due di loro non ci stanno più a farsi comandare dal terzo, come quando erano ragazzini: il piccolo sbruffone di una volta si è trasformato in un giovanotto cinico e prepotente, che adesso è davvero in grado di fare molto male, visto che è aumentato il valore della posta in ballo, che comprende l'amore, la dignità, l'onestà e il rispetto. Il cuore inizia a battere per questioni importanti e delicate, sulle quali non si può più scherzare, come quando ci si diverte con una pallina da baseball sui binari di una stazione abbandonata. Ridere insieme o scambiarsi battute in compagnia non basta più, e, anzi, è proprio in mezzo a quella superficialità che affiorano i problemi e si crea la tensione. Avere bisogno di chiamare l'altro in disparte, per parlargli in privato, è il segnale inequivocabile che la personalità del singolo si è dotata di una dimensione intima, individuale, profonda, nella quale le parole e i gesti vengono soppesati con attenzione, prima di essere accettati o respinti. Sensibilità e coscienza germogliano, dall'anima, dando vita a quella che è comunemente detta la maturità: un fiore che nasce silenziosamente, ed eccolo lì, all'improvviso, a dividere ciò che sembrava indissolubile. Qualcosa è cambiato, e volersi bene e andare d'accordo non è più un fatto scontato. Quei tre ragazzi non si riconoscono più, l'uno nell'altro, e finiscono per seguire ognuno una strada diversa. Scoprirsi incompatibili, sentirsi umiliati o accorgersi di essere rivali è un trauma che uccide. Tre esistenze, nel volgere di un attimo, si disperdono come se nulla le avesse mai unite. La forza centrifuga di questa girandola è la turbinosa energia che questo  film cerca di contrastare, risalendo faticosamente la corrente per tornare alla fonte di tanto dolore. Ci sono le immagini di tanti momenti passati, da mettere insieme. Sono gli istanti in cui si è stati nemici, senza sapere bene il perché. Loro, che li hanno vissuti con lo sgomento di chi non riesce a capire, hanno preferito cancellarli e basta, ognuno a modo proprio. Ma c'è qualcuno che, dall'esterno, entra in scena per costringerli a ricordare. È così che il racconto si crea: si fa avanti a suon di squarci aperti nell'oblio, di dialoghi ripassati lettera per lettera, seguendo il percorso a tastoni di chi brancola nel buio, eppure ogni tanto trova un appiglio, uno spunto che lega due eventi e li inserisce in un filo logico che solo allora, a posteriori, mostra la sua diabolica inesorabilità. Causa ed effetto. Azione e reazione. Attacco e difesa. Sgarbo e vendetta. In questo botta e risposta si è smarrita la continuità di quel tesoro che, dal fondo, premeva per sopravvivere, per non essere soffocato dall'incalzare di una realtà aggressiva e banale. Soltanto alla fine di questa notte spoglia ci accorgiamo che quel bene prezioso, per quei ragazzi, non ha mai cessato di esistere. È stato dimenticato, però non è morto. L'oscurità li ha traditi, nascondendolo alla loro vista, ed anche alla nostra. E ci viene la voglia di rivedere tutto daccapo, con occhi diversi, per metterne a fuoco le impalpabili tracce, nascoste fra le pieghe di una vicenda apparentemente triste e cattiva.  Si riavvolge il nastro, e tutto sembra chiaro, e forse – perché no – infinitamente bello.

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