Regia di Roland Emmerich vedi scheda film
Commento banale (che non vuole essere inutile) per un film banale (che non vuole dire scadente).
Il genere action con un cuore da hostage movie è sempre una garanzia di presa nel pubblico. Perché mette leggermente da parte la caciara debordante delle coreografie sparatutto e tutti per valorizzare il brio dei confronti / scontri di coppia e la personalità dei singoli; rafforza l’empatia con i personaggi e permette di accettare con minore malavoglia le castronerie da ennesima ventilata guerra mondiale nucleare.
Questo era il genere action con un cuore da hostage movie.
Ma White House Down è ovviamente qualcosa di più.
Il perimetro di gioco è quello più caro al buon Ronald Emmerich ovvero quella megalomania vorace di scene spettacolari e simboliche sempre votate al botto plateale nella tradizione del migliore disaster movie. Leggi R.E. nei titoli di testa (mentre si intravede la Casa Bianca sullo sfondo) e si sa già quale sarà l’inizio, lo sviluppo e la conclusione. Il tutto con una misura corretta dei tempi, quelli delle scene gustose, delle scene retoriche, delle scene pirotecniche ed anche delle scene idiote. Un mix assolutamente ben amalgamato in cui prevale (oltre all’odore di bruciato) il sapore della sana autocritica dissonante rispetto ai consueti venti bellici anti-Est del mondo (e ciò non è da buttare via).
Finale “a sorpresa” ma senza la sorpresa di renderlo all’altezza.
La conferma che la mediocrità funziona bene nelle serate stanche, quando dilaga senza ostacoli l’astinenza da testosterone, il patriottismo buonista e l’umorismo popolare.
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