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Oh Boy - Un caffè a Berlino

Regia di Jan Ole Gerster vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Oh Boy - Un caffè a Berlino

di laulilla
8 stelle

A proposito di questo film qualcuno ha ricordato Woody Allen, con i suoi nevrotici protagonisti; altri i film di Otar Josseliani. A me ha ricordato, per alcuni aspetti, “Ecce Bombo”, il vecchio film di Nanni Moretti che nel 1978 lo fece conoscere al pubblico italiano.

Il suo alter ego Michele aveva chiesto all’amica di che cosa vivesse, in una scena esilarante, amaro e irridente ritratto di parecchi giovani del tempo, non solo incapaci di affrontare la vita con i loro mezzi, ma convinti che forse non ne valesse la pena, vista la diffusa ricchezza della quale era possibile pur sempre approfittare.

 

E’ più malinconica e cupa, ma non molto dissimile, l’atmosfera che si respira in questo film del tedesco Jan Ole Gerster, che trentacinque anni dopo propone, nella Berlino del 2012, un tema analogo, girato, con piglio vivace en plein air, omaggio tardivo alla nouvelle vague dei grandi registi francesi.


Nell’opulenta Berlino della Merkel, i giovani come Niko Fischer (ottimo Tom Schilling) non avevano grandi progetti per il futuro: a lui era sembrato inutile continuare a studiare presso la prestigiosissima Humboldt-Universität zu Berlin, pur facendo credere ai suoi famigliari di essere alla vigilia della laurea.

Come se la passava Niko a Berlino senza nulla da fare? forse anche lui andava in giro, faceva cose, vedeva gente?


Il regista non risponde a queste domande: non indaga: si limita a rappresentarci, attraverso pochi episodi costruiti con cura e raccontati con garbo e indulgente ironia, come sia triste e difficile la vita del nostro giovanotto, quando, abbandonato da tutti e privato dal padre – che aveva scoperto la verità – dell’accesso al bancomat necessario alla propria sopravvivenza, aveva cercato di utilizzare le poche monete che gli erano rimaste in tasca per bere un caffé, in una giornata grigia, in cui era stato cacciato anche dalla fidanzata.


Lo vediamo mentre cerca di sistemare le poche cose di sua proprietà, nell’alloggio modesto appena affittato, subito adocchiato da un vicino di casa importuno e curioso.
Cercando di tenersene lontano, Niko avrebbe incontrato un amico, attore di terz’ordine, nonché una ex compagna di scuola, ora impegnata a esibirsi in uno squallido teatro, nella Berlino notturna dei teppisti e dei provocatori di ogni risma.
Il finale aperto non ci permette di immaginare il suo futuro, ma a noi che ci siamo affezionati alla sua pazienza dolce, alla sua mancanza di aggressività, piace sperare che stia per farcela – scuotendosi di dosso l’indolenza alla quale si era quasi rassegnato – dopo il ritorno della sua compagna e un ultimo incontro con un uomo anziano.

 

Il film, opera prima del regista Gerster*, è girato in una bellissima Berlino del 2012, in un raffinato bianco e nero molto adatto agli stati d’animo incerti del protagonista.

 

* L'opera successiva, Lola, del 2019, non si è mai vista in Italia, ma è recensita da allan smithee su questo sito. È troppo sperare che venga distribuita anche qui?

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