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I predatori di Atlantide

Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I predatori di Atlantide

di Dik
2 stelle

Imbarazzante, ridicolo, tremendamente approssimativo. Un film impossibile da collocare in un genere preciso; girato con due soldi ed ancora meno idee. In evidente stato confusionale, Vincenzo Mannino e Dardano Sacchetti (che firmano soggetto e sceneggiatura con gli altisonanti pseudonimi di Vincent Mannino e Robert Gold) copiano, senza ritegno, scene ed atmosfere di un gran numero di produzioni di successo dell’epoca. Si parte dai primi due capitoli di Mad Max, si prosegue con “Distretto 13: le brigate della morte” (1976) e “1997: Fuga da New York” (1981) di John Carpenter, per finire con “I predatori dell'Arca perduta” (1981) di Steven Spielberg… e sono solo i più lampanti, ma la lista può essere molto più lunga. Con questo intruglio mal mescolato, ci vogliono far credere che gli abitanti della leggendaria Atlantide sono una numerosissima banda di truzzi pitturati e motorizzati, tornati, dopo millenni, arrabbiatissimi (e non si capisce il perché), con tanto di fucili e lanciafiamme. Fortuna vuole che passassero da quelle parti Mike Ross (Christopher Connelly) e Washington “Mohamed” (Tony King), due perdaballe dalla battuta facile, ufficialmente mercenari, i quali, dopo aver trovato due mitragliatori che non esauriscono mai le munizioni, si mettono al comando di una combriccola male assortita di pseudo-scienziati, all’assalto di un isolotto boscoso grosso come un paio di stadi da calcio che, nelle menti deviate degli addetti ai lavori, rappresenta “l’immenso continente perduto”. Comunque, dopo aver scatenato una guerra decimando un esercito di cattivi, se ne scappano in elicottero senza concludere un bel niente. Che capolavoro! Gli unici, rarissimi sprazzi di luce, ce li concede Ruggero Deodato (che, forse per la vergogna, si firma Roger Franklin); uno che sa fare il regista, ma si lascia pervadere anch’egli dal clima di mediocrità di cui tutto l’ambiente è saturo. Insignificanti le performance degli attori; tutti, indistintamente, anche se bisogna pur dire, a loro parziale discapito, che con un copione del genere avrebbe toppato anche Robert De Niro. Piccola parte per il futuro regista Michele Soavi.

Sulla colonna sonora

Modesta colonna sonora degli Oliver Onions (Guido e Maurizio De Angelis), così come la canzone “Black Inferno” cantata dai The “Inferno” group (!?!).

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