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Devil's Knot - Fino a prova contraria

Regia di Atom Egoyan vedi scheda film

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La recensione su Devil's Knot - Fino a prova contraria

di undying
2 stelle

Da un tragico fatto di cronaca un film che ripercorre la cronologia degli eventi, in forma anonima e senza alcun approfondimento.

 

James Hamrick

Devil's Knot - Fino a prova contraria (2013): James Hamrick

 

West Memphis, Arkansas. 5 maggio 1993. Tre piccoli bambini scompaiono allertando i genitori e la società civile. Le ricerche conducono nei pressi di un corso d'acqua dove vengono rinvenuti i corpicini senza vita, nudi e segnati da violenza. Subito, nell'occhio delle forze dell'ordine e dei cronisti, finiscono tre adolescenti cultori di Satana e appassionati di musica heavy metal. 

 

Colin Firth

Devil's Knot - Fino a prova contraria (2013): Colin Firth

 

Dal libro Devil's Knot: The True Story of the West Memphis Three, scritto da Mara Levitt e ispirato da un triste fatto di cronaca nera. La sceneggiatura del film viene siglata da Paul Harris Boardman e Scott Derrickson, quest'ultimo già regista di un bellissimo legal horror -anch'esso derivato da fatti realmente accaduti- dal titolo The exorcism of Emily Rose, nonché del riuscito Sinister. Un buon cast viene scritturato e alla regia il posto è riservato all'armeno Atom Egoyan, cineasta molto prolifico ma con in curriculum lavori difficilmente inquadrabili (penso ad esempio allo stravagante Exotica). Ne esce un film lentissimo, diluito in quasi due ore di ripetitivi, e talvolta sfiancanti, dialoghi. I personaggi sono tratteggiati superficialmente e la macchina da presa viene utilizzata nella maniera più monotona possibile, dando l'impressione di assistere non a un film, quanto ad un documentario realizzato con sfondi da cartolina tanto il quartiere e le location appaiono palesemente fittizi.

 

James Hamrick

Devil's Knot - Fino a prova contraria (2013): James Hamrick

 

Il ripercorrere fatti di cronaca (con inserimento di date e circostanze che dovrebbero essere probanti) rende il girato privo di personalità e mette lo spettatore nello scomodo ruolo di passivo fruitore. Fruitore sottoposto a stressanti intermezzi giudiziari, pertanto deluso dalla mancanza di spettacolo e dall'evitato approfondimento di denuncia (ch'era doveroso dato il caso) verso il pregiudizio generale del popolo. Il finale, frustrante quanto il contenuto, rende giusta misura di un prodotto destinato al prime time televisivo,  magari in anticipo su un format del tipo "Storie maledette". Evitabile. 

 

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