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Jobs

Regia di Joshua Michael Stern vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Jobs

di Souther78
6 stelle

Niente sconti al magnate dell'informatica, ma parecchi alla sua creatura. Interessante biografia ben recitata e diretta senza particolare enfasi, ma in modo piacevole, con qualche sbavatura specie nel finale che spiega e dice poco. Del resto, si sa, si può parlare dei "morti" (Apple II, primo MAC, etc.), ma non dei vivi (Iphone & co.).

Ma chi è quest'uomo, che spaccia rudimentali telefoni, arretrati tecnologicamente, ridicolmente immaturi a livello di programmazione, e iperprezzati, facendoli assurgere a idoli per cui passare ore e ore in fila fuori da un negozio? E' uno che, nonostante i gravi problemi relazionali, psicologici ed emotivi, si spacciava per un genio. E, in effetti, era il genio... della manipolazione delle menti deboli.

 

Probabilmente calandosi troppo nel ruolo, Hartnett dichiarò di aver avuto il pancreas a pezzi per via della dieta fruttariana seguita durante le riprese. Difficile credere una simile scempiaggine, specie detta da qualcuno che avrà passato i decenni precedenti a sfondarsi da McDonald's. Ma tutto è marketing, e quindi come omaggiare uno dei più insigni venditori di fumo, se non emulandolo?

Nonostante significative differenze fisiche e fisionomiche, Hartnett a tratti sembra quasi Jobs in persona, e sembra riprodurne con estrema naturalezza i passaggi emozionali e le varie fasi, dall'idealismo (poi per cosa, non si sa!), all'affarismo più vile e spietato.

 

E' un'opera Jobscentrica, che, appunto, ruota attorno al personaggio stesso: gli altri sono tutti accessori, inutili orpelli che arredano ma non spostano di una virgola il centro di gravità. 

 

Pur senza particolari ambizioni artistiche, tutto scorre piacevolmente, inquadrando a dovere le vicende focali della vita del nostro, senza però trascurare i risvolti umani e sentimentali. L'ultima parte della vita è completamente ignorata, proprio come nel successivo Steve Jobs (2015): anche in questo caso il sospetto è che parlar male degli Iphone, o mostrare al pubblico che bidone fosse fin dalla invenzione (emulazione degli smartphone che già esistevano), non sia concesso. Del resto la Apple è anche uno dei più presenti e paganti sponsor dell'industria cinematografica: perchè mai scontentarlo? Insomma, finchè si parla dell'Apple II o del Mac di 30-40 anni fa, va bene, ma guai a insinuare negli spettatori-consumatori il sospetto che oggi continuino a pagare un sacco di soldi assurdi per spazzatura dall'obsolescenza programmata, e che, a tutto concedere, pure se oggi hanno migliorato la qualità (e ci voleva poco!), sono così "blindati" e "chiusi" da rendere impossibili aggiornamenti, modifiche, riparazioni fai-da-te, etc.

 

Del resto quanti si sono accorti che è grazie agli iphone (rectius: ai furbi che facevano le code per averli), se oggi tutti i cellulari hanno batterie incollate, e non si possono smontare ma solo permutare per il modello nuovo?

 

Ecco, quest'opera dovrebbe aiutare ad aprire gli occhi e le coscienze, ma probabilmente non lo fa. Ci lascia, invece, con la convinzione che il protagonista potesse essere un genio, benchè disturbato, o, al più, che fosse un venditore di fumo.

 

Nulla di particolare si imprime nella memoria, quando si spengono le luci sullo spettacolo, e in particolare il finale sembra la parte meno riuscita, vuoi poichè non arriva "fino in fondo", vuoi in quanto fa solo intuire un certo numero di cose (rapporto con la figlia, nuova famiglia, etc.), vuoi perchè bypassa totalmente non solo malattie, cure e scomparsa, ma pure tutto il fondamentale capitolo della telefonia.

 

Da vedere, senza dubbio, per apprendere qualcosa sul mondo che ci circonda, ma con la giusta predisposizione (cioè, di certo non adorante del protagonista).

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