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Un giorno speciale

Regia di Francesca Comencini vedi scheda film

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La recensione su Un giorno speciale

di Spaggy
2 stelle

L'anno scorso Cristina con Quando la notte, quest'anno Francesca con Un giorno speciale. Le sorelle Comencini sembrano averci preso gusto con le opere in cui a vincere è la banalità e la noia, accompagnate da finali che ti fanno venir voglia di cominciare a fischiare fino al giorno successivo.
L'idea di adattare il romanzo di Claudio Bigagli sulla carta era anche interessante ma c'era il rischio di realizzare un'opera senza spina dorsale. Rischio che la Comencini trasforma in realtà, mettendo in piedi un film che non fa né riflettere né discutere.

La buona intenzione di presentare due personaggi appena adulti alle prese con il disperato mondo lavorativo dell'Italia contemporanea non trova conferme nel modo in cui la regista rovina i toni da commedia scadendo nel già visto e risaputo.
Marco e Gina, giovani protagonisti appena adulti, non hanno la forza di rendere credibili le loro azioni. Autista lui ed aspirante attrice lei, per un giorno intero vivono in una specie di isola fuori dal mondo che dovrebbe spingerli a riflettere sulle proprie condizioni e a riappropriarsi delle loro vite. Invece, finiscono con il vendersi o con l'avere una reazione spropositata all'appuntamento a cui sono costretti a presentarsi.

Contenti entrambi della raccomandazione ricevuta, non hanno alcuna remora di far parte di quel sistema che invece li usa come oggetti usa e getta, lanciando anche strali e sentenze discutibili - in un momento di conversazione, arrivano quasi a vantarsi dell'inutilità della scuola e dell'istruzione. Figli di una società in cui l'immagine domina sull'essere, Marco e Gina rinnegano loro stessi e nascondono le reali condizioni delle loro famiglie di appartenenza, si adagiano su ciò che hanno ricevuto come "regalo". In attesa che l'incontro con il politico diventi realtà giocano a bowling, rimangono intrappolati nel traffico, si invaghiscono l'uno dell'altra, si tatuano, fanno i trasgressivi simulando un furto in una boutique di via Condotti e parlano del denaro mentre la pervasiva regia non stacca mai la macchina da presa dai volti e dai corpi dei due attori.

Inutile negare che, più che alla tematica, la Comencini sia interessata a mostrare di saper usare la macchina da presa e di saper gestire gli attori, risaltando la loro spontaneità. Se l'aiuto della fotografia di Luca Bigazzi (magnifica ma concentrata sui soliti punti di Roma, come se la città non avesse altre vie o quartieri) le permette di raggiungere il primo obiettivo, la spontaneità degli attori risulta fastidiosa: di Giulia Valentini all'esordio non abbiamo ancora visto nulla ma il giovane Scicchitano che ripete il personaggio di Scialla! solo un po' più adulto è impossibile da digerire.

Piazzando quà e là alcune tematiche tese ad "infiammare" il dibattito - il ruolo della madre, ad esempio, che incoraggia la figlia e la prepara all'appuntamento, o la risoluzione dell'incontro con l'onorevole Balestra appena dopo lo svolgimento di un'intera giornata di seduta in parlamento -, la Comencini costruisce un finale che tratta in maniera iniqua i due personaggi(esagerata, spropositata e incomprensibile la reazione di protesta di Marco), termina con una sequenza ridicola e massacra quel qualcosa di buono che forse si sarebbe potuto recuperare.

Voto: 3

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