Regia di Heitor Dhalia vedi scheda film
Un'idea interessante, quella di "Gone", ed un incipit altrettanto ben realizzato, che coinvolge fino a circa 40 minuti dall'inizio, giocando con la mente dello spettatore: è la protagonista una folle schizofrenica e paranoica che si sta inventando tutto? E' Wes Bentley-poliziotto che dice di "amare le pazze" qualcosa di più che un semplice dark dai modi strani?(c'è almeno un'ora buona di sospetto sui suoi interessi ambigui), potrebbe essere la macchinazione di uno psicopatico tanto furbo da non farsi mai beccare? E quale dei mille volti di uomini che la protagonista incontra potrebbe essere quello del rapitore, in caso fosse tutto vero?
Il regista Dhalia crea subito un forte legame tra spettatore e protagonista, e qui rimane l'unico punto forte del film. Purtroppo per noi, alla fine viene scelta la via più "facile" e meno ambigua, sciogliendo i nostri dubbi in un esito scontato e soporifero. Peccato. Il parallelo tra cinema e "realtà immaginaria" dell'occhio della protagonista(ma non vi dirò se è davvero immaginaria o no) poteva offrire spunti interessanti, ponendosi come simbolo del potere della narrazione, in cui alla fine è proprio l'illusione a contare, facendo scivolare lo spettatore in una sorta di "mondo schizofrenico" in cui crediamo a ciò che i protagonisti fittizzi ci pongono davanti, coinvolti da quello che è poco più di un gioco d'ombre, come poteva essere per la mente di un soggetto schizofrenico(ma ripeto: non vi dirò se il caso è questo).
Attori decenti: la Seyfried non è bravissima, ma se la cava, la Carpenter è sprecata, e per quanto rivedere Wes Bentley sia sempre un gran piacere, non lo è altrettanto trovarlo in ruoli banali come questo.
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