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Ghost

Regia di Dahci Ma vedi scheda film

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La recensione su Ghost

di OGM
8 stelle

Un uomo, anzi, un’ombra. Un individuo che vive nascosto in un edificio cadente ed abbandonato, nel cuore di un quartiere deserto, ormai destinato alla demolizione. Kim è un mostro. Ha rapito e violentato una bambina. Ed è forse la sua solitaria perversione il vero fantasma, l’anima di una sinistra magia, che materializza l’incubo in mezzo a quelle strade vuote e silenziose. La fantasia di quel folle è potente, e parte dall’immaginazione infantile per dare vita a forme inquietanti, come quei disegni sulle pareti, o quella marionetta costruita con le ossa di un pollo. Attorno a lui, il palcoscenico è vuoto e muto, eppure la sua storia raccapricciante continua ad occupare la scena, con le maschere, i fondali, gli arredi, le voci fuori campo. Il racconto è teatro, l’azione reale è sempre circondata da un alone di mistero. Tutto avviene fuori dalle normali sequenze cronologiche, perché Kim esiste, eppure è assente, è invisibile, ma qualcuno sostiene di averlo notato, di sfuggita, dietro una finestra. Il cortometraggio della regista coreana Dahci Ma – candidato alla Palma d’oro al Festiva di Cannes 2011 – è un nulla ripreso di soppiatto, e magari di striscio, in ritardo rispetto al tempo, quando il presente è ormai fuggito, senza lasciare alcuna traccia, se non il drammatico eco di un ricordo. L’orrore è racchiuso in questo effetto straniante, in questo rimbombo che non vuole staccarsi dai luoghi in cui i suoni, ora vaganti come anime in pena, sono nati come grida di dolore, di paura, di rabbia. Il passato è l’impronta di una verità sofferta, un graffio impresso sulle memorie in disarmo. L’ambiente è invaso dalle macerie e dai rifiuti, che recano ancora evidenti i segni di un’umanità amaramente impegnata nella vita quotidiana. Su quel che rimane, uno spirito diabolico è ora libero di aleggiare indisturbato, con i suoi pensieri funesti che possono finalmente prendere forma, lontano dagli occhi di tutti. Ghost è un’ipotesi visionaria su ciò che accade dietro le quinte del crimine senza spiegazione, quello che si sottrae alla ragione e cerca il buio. Il terrore diviene una presenza impalpabile, eppure vibrante di tensione psicologica. Un fremito acustico che provoca allucinazioni. Un soffio di vento che annebbia la vista e produce, nel quadro, un’inattesa distorsione rivelatrice.

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