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Offspring

Regia di Andrew van den Houten vedi scheda film

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La recensione su Offspring

di munnyedwards
6 stelle

 

 

Jack Ketchum è un romanziere horror attivo fin dagli anni ’80 che solo recentemente è salito alla ribalta delle cronache cinematografiche grazie a diversi adattamenti dei suoi scritti, a quanto pare un ristretto gruppo di registi e produttori sembra aver trovato nei suoi romanzi un inesauribile fonte di ispirazione e nel giro di poco tempo hanno visto la luce diverse pellicole, opere che seguono tutte un percorso abbastanza preciso e che per tematiche sono chiaramente riconducibili alla penna di Ketchum.

Il regista Lucky McKee è sicuramente un fan di questo scrittore, a lui si devono le regie di Red (2008) e soprattutto The Woman(2011), Andrew van den Houten invece, di solito più attivo nella produzione (vedi The Girl Next Door), si scopre improvvisamente regista e ci propone questo Offspring, storia di una famiglia di cannibali in libera uscita.

Il film in teoria dovrebbe rientrare in un progetto più ampio composto da una vera e propria trilogia, la cosa buffa è che finora sono stati adattati per lo schermo solo il secondo (Offspring appunto) e il terzo capitolo (The Woman), all’appello manca l’incipit di questa serie denominata Dead River Series.

Il capitolo mancante Off Season è anche l’opera d’esordio dello scrittore americano, un romanzo pubblicato nel 1980 è che al tempo della sua uscita scatenò molte polemiche per la violenza dello scritto e per le tematiche molto forti (cannibalismo, incesto, critica feroce all’istituzione della famiglia), argomenti questi che sono ben presenti anche nel film di Van den Houten e che più in generale legano l’intera opera di Ketchum.

 

locandina

Offspring (2009): locandina

 

La trilogia in ambito cinematografico è quindi monca di una parte ma la storia pur essendo in continuity non presenta particolari difficoltà per lo spettatore occasionale, tanto è vero che io stesso ho visto prima The Woman e poi Offspring facendo i semplici collegamenti necessari, niente di impegnativo vista la presenza di un solo personaggio ricorrente che troviamo in entrambi i film.

In Offspring si parla di cannibali, un tema non certo nuovo nel genere e che ci rimanda indietro nel tempo a classici mai dimenticati, ma non è solo per questo che il film di Van den Houten sembra uscito direttamente dagli anni ‘70, il low budget e la dimensione esplicita da b-movie lo caratterizza come opera tecnicamente molto povera ma dagli spunti interessanti e dalla resa finale più che dignitosa.

Da un punto di vista registico e di scrittura Offspring fa il suo dovere senza raggiungere nessuna vetta, il plot è firmato dallo stesso Ketchum e questo è certamente un vantaggio, il regista propone una messa in scena di routine cercando di gestire al meglio i pochi mezzi a disposizione, forse la cosa più scadente è il look dei piccoli cannibali (in effetti un po ridicolo) ma alla lunga questo aspetto grottesco e povero da alla pellicola una dimensione ancora più straniante.

Effetto che viene mantenuto per tutta la durata del film, che si sviluppa in modo assai lineare raccontando dello scontro tra due nuclei familiari, uno primitivo, selvaggio e spietato (uomo, donna, bambini) e l’altro civilizzato (uomo, donna, neonato), nel mezzo le forze dell’ordine che non sanno dove sbattere la testa e un ex sbirro richiamato in campo per necessità (Art Hindle).

 

Pollyanna McIntosh

Offspring (2009): Pollyanna McIntosh

 

Offspring racconta di una vera e propria carneficina, il regista non ci risparmia quasi niente ma a parte l’esplosione di sangue, gli arti amputati e trasportati in giro per i boschi e le violenze di ogni tipo il punto focale del film resta il conflitto tra civiltà e barbarie, uno scontro crudo e spietato che mette di fronte due status familiari agli antipodi che infine si ritroveranno clamorosamente simili nelle dinamiche di sopravvivenza.

Niente di nuovo all’orizzonte ma il plot di Ketchum è solido, dignitosa la caratterizzazione dei personaggi, dall’ex sbirro, al viscido marito che non vuole il divorzio, dalla giovane coppia travolta dall’orrore fino al personaggio meglio riuscito, quello della donna cannibale interpretata da una animalesca Pollyanna McIntosh, che non a caso tornerà nel sequel diretto da Mckee.

Non è un film indispensabile, io l’ho trovato grottescamente affascinante nei suoi evidenti limiti, opera di genere consigliata agli amanti del gore in primis ma anche a quelli che seguono gli adattamenti tratti dagli scritti di Ketchum, The Woman il capitolo successivo è un film decisamente meglio riuscito ma li si partiva con una storia di ben altro spessore.

In definitiva io l’ho comunque gradito, difetti compresi.

Voto: 7

 

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