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Il volto di un'altra

Regia di Pappi Corsicato vedi scheda film

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La recensione su Il volto di un'altra

di FilmTv Rivista
8 stelle

Guardi Il volto di un’altra e vedi la danza pop di forme già viste, movenze da Fellini e quadri da Teshigahara, musical e musicarelli, maschere da Mercoledì delle ceneri, ammicchi a Busby Berkeley sulla strada dei Coen. Occhi a Tarantino e ritmi di Wilder, mire a Buñuel, squarci di Ferreri. Vedi un cinema che costantemente rimanda. In alto, in basso. E che sa, sempre, di articolare frasi fatte. Reinventandole, reinventandosi continuamente. Corsicato dirige come se componesse musica exotica su testi di Pasquale Panella, gioca con gli automatismi della lingua cinematografica d’oggi, ruba ovunque e ci ricorda Renoir e Godard quando sostenevano «bisognerebbe dare onorificenze alla gente che plagia». Cinema che fagocita cinema, icone che ne ricalcano altre, copie di copie. Per parlare della contemporaneità, sostiene, non serve il realismo. Perché questo artefatto di piacere manierista (ad anni luce dalla voglia di vero che scende dal documentario negli abissi abietti del reality show) si scotta a decine di gradi di separazione dalla realtà. Con un obiettivo: ritrarre, alienato, un’alienazione. Quella dell’umanità neotelevisiva. Perché Bella è bella, non c’è dubbio, e sin dal nome non c’è altro che superficialità: conduce un programma di chirurgia estetica, si muove in un mondo che gode dei propri valori di plastica. E che non tentenna nel dirle: «Il tuo volto ha stancato». Poi un wc cade dal cielo sulla sua auto in corsa, sul suo viso: che è pronto per vestirne un altro, in nome del marketing e del rilancio d’immagine. Intorno a lei Corsicato, l’Antonioni raffinato e triviale che ci meritiamo, muove pupazzi canterini e animali impagliati, umani/automi privi d’orizzonte se non la visibilità televisiva, l’accumulo di conseguente sonante denaro. Ce ne sarebbero le premesse, ma non c’è lotta di classe, qui. C’è l’arrancare di un popolo di spettatori per raggiungere l’altro lato della videocamera. Ed è per questo che lo spettacolo si autoassolve. Sempre. E sopravvive, nonostante imminenti apocalissi, nonostante nel sottosuolo gorgoglino le fogne, colme degli scarti organici di questi nuovi mostri. Che Il volto di un’altra non giudica. Perché sposa la superficialità del mondo Tv, credendo gaudente che la differenza morale è comunque a vantaggio dell’illuminazione del cinema. Ed è al cinema, dunque, che si deve vedere. Dopo essersi recuperati Reality e Bella addormentata.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 15 del 2013

Autore: Giulio Sangiorgio

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