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Il volto di un'altra

Regia di Pappi Corsicato vedi scheda film

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La recensione su Il volto di un'altra

di Kurtisonic
6 stelle

Il cinema di P.Corsicato è naturalmente portato all’evocazione cinefila, rimanda di continuo a stili altrui che riscritti nel loro insieme costituiscono un valore estetico che si determina come una delle sue qualità migliori. Non mancano gli spunti interessanti e neanche qualche buona trovata nel Il volto di un’altra, Corsicato dimostra di fregarsene della credibilità narrativa, con la sua vena grottesca punta a dissacrare la drammatizzazione, ad annullarla nella surrealtà, ma anche a connotarla “politicamente”. Il pericolo di tenere sul filo del rasoio il tono della commedia brillante insieme alla tendenza socio didattica di mostrare le storture della comunicazione di massa dovrebbe indurre a portare fino in fondo la provocazione, senza cedimenti o trasformazioni. Attenuando il discorso invece contenuto e forma vengono fagocitate in valori comunicativi più consueti, banalmente patinati, e nel cinema di Corsicato il rischio c’è sempre. Una radiosa star televisiva in preda al calo di audience, è coinvolta in un fortuito incidente e l’opportunista marito, chirurgo plastico di grido ne inventa il rilancio con una finta operazione chirurgica al volto trasformata in evento mediatico spettacolare. Quasi tutto funziona nella finta architettura del film, dalla stucchevolezza dell’immagine e alla sua innaturalità alla lettura addomesticata della realtà ”televisiva” nella quale tutti si sentono tragicomici protagonisti, da quelli veri al pubblico inerme dietro lo schermo e dentro la clinica di lusso dove avviene l’operazione. Il regista napoletano dimostra se ancora ce ne fosse bisogno, di essere capace di ritagliarsi uno spazio personalissimo all’interno del nostro cinema, di essere alla ricerca costante di chiavi di lettura del presente usando forme non troppo convenzionali ma ugualmente attraenti per il pubblico. Il volto dell’altra sbanda quando ad un certo punto si avvia alla normalizzazione emotiva della protagonista, alla sua reazione e al riscatto che ne segue. Se resistono buoni sentimenti e positività del personaggio si vanifica in buona parte la denuncia, l’irriverente sberleffo che prima ha costruito e che la liberatoria scarica di liquame finale non riesce a ridefinire. Viste le premesse alquanto surreali della vicenda e i toni adoperati resta una leggera sensazione amara che non completa il quadro, come se in fondo dallo specchio impietoso e satirico che è stato mostrato non dovesse sfuggire che a reggerlo c'è ancora del buono, un consolatorio punto di ripartenza non solo rappresentato dalla fuga di Bella, ma anche dalla presenza inefficace della Forte, in una parte simbolica che non convince troppo.

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