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Hotel Transylvania

Regia di Genndy Tartakovsky vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Hotel Transylvania

di zombi
6 stelle

il mostro è costantemente nascosto dentro di noi, e nemmeno tanto in profondità, sempre pronto a palesarsi e a trasformarci in odiosi paladini di una qualche bandiera, piuttosto che di una superiorità culturale di razza o di credo politico. dracula che ha patito la persecuzione umana e ne sta pagando ancora un lutto per la sua crudeltà, decide di trasformare il castello nel quale vive con la figlioletta in un hotel per mostri di tutti i ricordi televisiv-infantili ben nascosto dalle minacciose credenze religios-folkloristiche umane, il cui sonno della ragione forse li ha partoriti. tutto fila liscio fino al compimento dell 118° anno della figlioletta mavis(!!!???)quando questa vuole una volta per tutte esplorare il mondo e conoscere gli umani. un divertente prodottino di intrattenimento che basa la sua riuscita sulla comicità facile e diretta slapstick, con scherzi maneschi che provocano il dismembramento di frankenstein o la riduzione a fantoccio immobilizzato con dito nel naso dell'odioso(più che cattivo)quasimodo e della sua simpaticissima pantegana da spalla che sbaraglia due vedove nere a codate. dracula del vampiro succhiasangue e predatore sessuale necrofilo, mantiene solamente l'elegante abito nero e i canini, che sono solo un ricordo di un passo dimenticato dell'evoluzione destinati probabilmente a ridimensionarsi o a sparire del tutto. ora beve surrogati perchè il sangue umano è talmente saturo di schifezze originate dal cibo spazzatura che è imbevibile(e dagli torto). le gag più azzeccate sono come quasi sempre in questo genere di commedia per famiglie a cartoni animati, dominio dei personaggi di contorno. il lupo mannaro esaurito da una nidiata di cuccioli col prurito alle zanne che non lo fanno dormire mai, l'uomo invisibile che si lamenta che nessuno lo nota o appunto quasimodo e la sua sodale ratta da fogna. la parentesi rosa dell'amore interraziale col giovane inter-rail-ista sono come da commissione, scontate, ovvie e noiosette. in definitiva un prodotto non certo brutto, ma un pò fine alla visione del momento. costruito a pannelli prefabbricati, come il villaggio umano ad uso e consumo della prima visita umana di mavis, e poi disfatto in fretta e furia  per rimandare l'ebete manovalanza non-morta alle incombenze dell'hotel. pre-finale con accettazione della mostruosa diversità ridotta a festivalliera nostalghia con annesso commercio di gadgets. meglio quello di niente, può essere un accettabile primo passo.

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