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Villain

Regia di Sang-il Lee vedi scheda film

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La recensione su Villain

di bradipo68
10 stelle

Agenzie per cuori solitari, comunicazioni esclusivamente via email, relazioni intime addirittura in cambio di denaro,  conservare qualche filmato sul cellulare per alleviare i momenti più tristi, la solitudine di una vita vissuta sempre ai lati dello stesso kilometro di  strada, la famiglia disgregata e riarrangiata secondo logiche sconosciute alle tradizioni. C'è questo e molto altro in Akunin(Villain) elaborato excursus su quello che è il Giappone oggi, con un occhio sia alle rovine rimaste della tradizione(la famiglia di Yoshino mandata in frantumi dalla sua morte che si reggeva sui rituali non scritti degli anziani), sia al deteriore che avanza( il ritratto della famiglia disgregata di Yuichi che è stato abbandonato dalla mamma e cresciuto dai nonni).
Il Giappone di Ozu e Mizoguchi, richiamato all'inizio è morto e sepolto sostituito dalla internet generation, da telefonini sempre più performanti e da macchine sempre più belle, lucide e veloci. E questo non può far altro che accentuare l'alienazione e la solitudine come già affermato da Koreeda in Air Doll, da Kiyoshi Kurosawa in Tokyo Sonata, senza dimenticare i calzanti ritratti generazionali del cinema di Shinji Iwai(All about Lily Chou Chou ma si potrebbero citare praticamente tutti i suoi film), oppure opere dotate di profondità insospettabile come il piccolo cult Parade di Isao Yukisada ritratto azzeccatissimo dell'alienazione di un gruppo di twentysomething giapponesi senza dimenticare l'anima thriller di Confessions di Tetsuya Nakashima.
Villain si inserisce in questo solco di realismo minimalista negando programmaticamente tutti i rituali millenari della cultura giapponese descrivendo un microcosmo in cui la grigia routine quotidiana viene smembrata da un fatto di sangue(la morte di Yoshino,conosciuta da Yuichi ad un agenzia di cuori solitari):la cinepresa è lì a documentare tutto quello che succede a coloro che direttamente o indirettamente sono toccati dalla morte della giovane.
Ma Villain è soprattutto la storia di Yuichi, capelli biondi per sentirsi diverso dalla massa, vita solitaria di chi si sente a un binario morto, afflitto da una solitudine destruente che gli fa desiderare compulsivamente la compagnia di gente come Yoshino(che in cambio pretendeva soldi) e di sconosciute con un cuore pronto ad aprirsi come Mitsuyo che sono afflitte da una vita senza prospettive un pò come lui.
Yuichi e Mitsuyo un giorno si incontrano.Non si conoscono , sono solo due indirizzi email in un agenzia di cuori solitari ma riescono ad emergere dalla fantasia o da un semplice messaggio scritto con una tastiera.Non sono più due nick ma due persone vere.Sole.
Le classiche solitudini che si incontrano alla ricerca di una passione che travolga tutto. Ma è un sogno che è destinato ad infrangersi sulla più brutta tra le realtà possibili.
E'proprio nel raccontare la storia di Yuichi e Mitsuyo che si apprezza la bravura in regia di Lee Sang-Il, capace di evitare tutte le trappole della retorica della lacrima facile o del sentimentalismo d'accatto.
 La storia di Yuichi e Mitsuyo è una fuga senza sbocchi, perchè chi vede il mare dal primo giorno della sua vita si sente in una strada senza uscita, perchè lo status sociale e la legge impogono dei ruoli da cui è impossibile defilarsi.
E poi Yuichi ha ucciso: il raptus di un uomo ferito nell'orgoglio , potrebbe farlo di nuovo,no? Se lo ha già fatto una volta allora dovrà essere sempre così. O c'è un'altra possibilità?
Il Giappone oggi è abitato da tanti come Yuichi e da tante come Mitsuyo.
Il problema è che è abitato anche da tanti Masuo,il fighetto col SUV a cui aspirava Yoshino, attratta dal suo vuoto interiore compensato da tanti soldi e accessori alla moda.
La mano del regista è notevole anche nel tratteggiare personaggi più defilati ma importanti  come la nonna di Yuichi(un simbolo del Giappone che sta scomparendo, letteralmente travolta dalla notorietà involontaria del nipote) o nel descrivere il dolore lacerante dei genitori di Yoshino,soprattutto quello di un padre che riesce a rinunciare all'adrenalina della vendetta.
Probabilmente si è reso conto ora che l'ha persa che non ha mai conosciuto veramente sua figlia, anche lui cristallizzato in un qualcosa che non c'è più.
Nella parte finale Lee Song-Il dimostra di sapersi destreggiare egregiamente  anche nel melodramma conservando limpido e distante il proprio sguardo da entomologo, non offuscato nemmeno da un dolore mai provato prima.
L'amore e il distacco.

Su Sang-il Lee

regia eccellente

Su Eri Fukatsu

bravissima

Su Satoshi Tsumabuki

ottimo

Su Akira Emoto

prova eccellente

Su Kirin Kiki

è da lei che parte tutto.Personaggio fondamentale.

Su Hikari Mitsushima

notevole

Su Masaki Okada

eccellente

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