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Il monaco di Monza

Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film

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La recensione su Il monaco di Monza

di undying
7 stelle

Esilarante parodia sulla falsariga de I promessi sposi, con un Totò in splendida forma affiancato dall'elegante Macario. Sono presenti comparse destinate a un radioso futuro (Celentano, Don Backy) al fianco d'attori di classe (oltre a Totò e Macario, Lisa Gastoni e l'immancabile Nino Taranto). Ottima la direzione del sempre valido Sergio Corbucci.

 

locandina

Il monaco di Monza (1963): locandina

 

XVII° secolo, Monza. Pasquale Cicciacalda (Totò), vedovo e con ben dodici figli piccoli da mantenere, cerca di guadagnare qualche soldo come calzolaio, ma i debiti sono sempre superiori alle entrate e a lungo andare non può evitare di vedersi pignorati i pochi beni di cui dispone. Quando assiste al profittevole esito di un frate questuante, decide di fingersi tale. Incontra il pastore Mamozio (Erninio Macario), più povero di lui, che non solo si unisce come falso frate alla ricerca di elemosina, ma suggerisce di fare visita al castello del marchese de Lattanziis dove vive la vedova Fiorenza (Lisa Gastoni), ricca erede incinta di un amante spagnolo e ricattata dal cognato Don Egidio (Nino Taranto) che la pretende in sposa. Pasquale e Mamozio, al seguito della numerosa prole del primo, giunti in prossimità del maniero recuperano un messaggio di aiuto da parte della marchesa: chiunque riuscirà a liberarla da Don Egidio avrà in premio un buon riconoscimento economico. 

 

Totò, Nino Taranto, Erminio Macario

Il monaco di Monza (1963): Totò, Nino Taranto, Erminio Macario

 

Da una storia di Ettore Maria Margadonna, vagamente ispirata al romanzo del Manzoni (I promessi sposi, 1827), Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi sceneggiano un esilarante commedia che può contare sulla presenza di due icone della risata: Totò (in splendida forma e particolarmente ispirato nell'improvvisazione) e il simpatico Macario, spalla essenziale e responsabile di irresistibili duetti comici. Più elaborato nel primo tempo, a lungo andare gli attori sembrano essere stati lasciati liberi di recitare su base estemporanea, sino ad arrivare a un finale chiassoso, poco riuscito e piuttosto irrisolto che funziona solo per la simpatica presenza dei due indimenticabili protagonisti. Nel film fanno la comparsa caratteristi destinati a una lunga attività, tra i quali colpiscono il giovanissimo Jimmy il Fenomeno (è uno dei suonatori di chitarra durante l'intermezzo canterino con Adriano Celentano e Don Backy) e Carlo Delle Piane.

 

Totò, Erminio Macario

Il monaco di Monza (1963): Totò, Erminio Macario

 

Corbucci è regista di talento e si circonda di manovalanze parzialmente anonime ma destinate a un radioso futuro: Armando Trovajoli alle musiche, Enzo Barboni come tecnico della fotografia, Ruggero Deodato aiutoregista e Stelvio Massi operatore alla macchina. Il contenuto macabro (con minaccia ai due monaci di finire come gli scheletri nella cripta sotterranea del marchese se non celebrano il matrimonio forzato con madonna Fiorenza), risolto in chiave smaccatamente grottesca e ironica, è stato girato in maggior modo nelle stesse ambientazioni utilizzate da Antonio Margheriti per l'horror Danza macabra (1964). Sviluppato prevalentemente in interni, con l'eccezione di alcune scene all'esterno del celebre Castello Piccolomini di Balsorano (L'Aquila). Costruito nel 1460, il suggestivo maniero è stato utilizzato per moltissimiti film girati tra gli anni '60 e i '90, in particolare a tema horror, giallo e poliziesco mentre, sul finire del XX° secolo, è stato sfruttato come location persino per una sostanziosa serie di opere pornografiche. La divertentissima scena in cui Totò ed Erminio Macario recitano il Rosario (senza conoscere il latino) [1], rappresenta uno spassoso anacronismo dato che è risolta con la pronuncia, al posto dei Santi, di celebri personaggi dello spettacolo ovviamente inesistenti nel XVII° secolo: Assia Noris, Doris Duranti, María Denis, Sophia Loren, Anna Maria Pier Angeli, Tony Curtis, Curd Jürgens, Brigitte Bardot. E proprio il nome della Bardot è seguito dal canto da parte dei due falsi frati dell'omonimo brano musicale di Roberto Seto, "Brigitte Bardot". Il monaco di Monza rispetta in pieno lo standard delle pellicole con Totò protagonista: storie superficiali e sceneggiature spesso semplici, poco curate, passano in secondo piano grazie all'estro istrionico e al brio mimico del grande, impareggiabile, Principe della Risata e dell'immancabile spalla comica (qui il timido, elgante e quasi commovente, Erminio Macario).

 

Adriano Celentano

Il monaco di Monza (1963): Adriano Celentano

 

"Perché noi [i frati] siam come il mare, che riceve acqua da tutte le parti, e la torna a distribuire a tutti i fiumi."

(Alessandro Manzoni, I promessi sposi)

 

Trailer 

 

[1] Clip recita del Rosario

 

F.P. 10/03/2022 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 100'53")

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