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Miseria e nobiltà

Regia di Mario Mattòli vedi scheda film

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La recensione su Miseria e nobiltà

di LorCio
10 stelle

Dalla commedia di Eduardo Scarpetta, che a sua volta si era ispirato ad una pochade francese, una delle pellicole più spassose e divertenti interpretate dal Principe De Curtis. Forse perché con una struttura, se non solida, almeno importante, non solo un canovaccio sul quale ispirarsi ma una vera e propria sceneggiatura che al meglio sfrutta il talento del suo protagonista. Tanto per ricordarvelo – qualora ce ne fosse il bisogno – la storia vede la messinscena che il marchesino Eugenio organizza per chiedere la mano della ballerina Gemma. Essendo la sua famiglia contraria – il padre della ragazza è un cuoco arricchito e dunque non si addice un matrimonio tra il giovane rampollo e la stessa –, fa recitare a un gruppo di pezzenti i ruoli dei nobili: così lo scrivano, con figlio ed amante, Felice Sciosciammoca diventa il principe di Casador, il fotografo Pasquale si trasforma nel padre del marchesino, la moglie di Pasquale la contessa, la figlia la contessina. Equivoci a non finire, perché l’amante di Felice, Luisella, offesa per non essere stata coinvolta, entra in scena. Insomma, una farsa genuina illuminata da colori accesi e vivaci, dichiaratamente teatro filmato ma non per questo figlio di un dio minore. Si prende molte libertà rispetto al testo originale, anche per offrire occasioni a Totò di sfoggiare la sua verve comica. Ed ecco allora le memorabili scene della fotografia agli sposini e la dettatura della lettera di un cafone, farina del sacco di Ruggero Maccari e pane per i denti del Principe, che recita contornato da una schiera di caratteristi partenopei meravigliosa, da Enzo Turco (ottima spalla con almeno un grande momento: la lista della spesa) a Dolores Palumbo, passando per Giuseppe Poretti e Liana Billi senza dimenticare Carlo Croccolo e una splendida ma ancora molto acerba come attrice Sophia Loren. La sceneggiata del pre finale, con l’ingresso di Luisella travestita da principessa, è esilarante. Per non parlare dell'allegra, disperata, collettiva magnata di pastasciutta.

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