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The Forbidden Door

Regia di Joko Anwar vedi scheda film

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Marcello del Campo

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La recensione su The Forbidden Door

di Marcello del Campo
8 stelle

 Pintu terlarang 

 

  

Nel mondo dell’arte l’originalità paga: è facile dire, ammirando l’object trouvé water closet di Duchamp, “lo so fare anch’io” o il sellino della bici piazzato sul manubrio della stessa di Picasso che fa un toro in due mosse. Certo, “lo so fare anch’io”, ma perché non ci sei arrivato prima? E poi è arte dirompente di un secolo fa.

 

Ora, immaginiamo il giovane artista Gambir: si è inventato il “Casting Art” – non lo ha inventato proprio lui, ma lo ha adattato a nuova proposta. Gambir copre di materiale plastico la bella fidanzata Talyda e come da una crisalide estrae la farfalla, vale a dire Talyda in varie pose; poi le appiccica un ventre da mater matuta, e, ops!, Gambir diventa l’artista più apprezzato di Giacarta.

Parrà strano (ma non tanto): mentre aumenta la sua fama, l’invidia rosica i suoi amici fannulloni: successo, una partner bellissima, un mecenate mezzo gangster che promuove vernissage, acquista Talyda in cinta… qualcosa dovrà andare storto, è la nemesi del successo.

Il primo a cedere al dubbio è lo stesso Gambir: è insoddisfatto, ha la sensazione di acquisire fama in cambio di ovvietà alla moda; inoltre, non è che tutto vada liscio tra lui e Talyda, la donna è restia ad avere figli, una creatura tra i piedi le toglierebbe l’aria, e lei è troppo bella per appartenere a qualcuno, si chiami pure Gambir.

Qualcosa comincia a comunicare uno strano scricchiolio, qualcuno, di nascosto, invia messaggi a Gambir: una scritta sul muro di fronte alla casa, un biglietto gualcito davanti alla porta, uno strano sussurro in un luogo di decenza pubblico. Il tenore del messaggio è “aiutami”.

Quando, invece che il messaggio, si palesa una figura infantile, sfuggente, lacera, a piedi nudi, piena di lividi, Gambir è sul punto di impazzire: si è appena sposato e i dubbi sul proprio valore artistico aumentano, non riesce a soddisfare sessualmente la moglie; ora, questi messaggi appaiono con più frequenza. “aiutami… aiutami”.

 

Sto parlando di un film indonesiano, Pintu Terlarang(Titolo inglese: The Forbidden Door, 2009) del giovane regista Joko Anwar, sceneggiatura tratta da un romanzo di Sekar Ayu Asmara: dei carneadi, direte; eppure basta andare su wikipedia per saperne di più su questo giovane talento e di come la critica americana più intellettuale ha accolto questo film.

Dunque, il biglietto e la scritta allarmante “aiutami”. Fine primo tempo.

Apprezzo di Anwar la distribuzione del colore, pastello come in Sesto senso, segno di quotidianità, rumori di fondo disturbanti, piani ellittici, pause che fanno crescere la tensione, poche note di piano.

Equilibrio perfetto: siamo in pieno art-movie.

Perché un grumo di angoscia comincia a lievitare in me? Quale spettacolo sta allestendo Anwar?

Le risposte non tardano ad arrivare allo spettatore. Ma ciò che io-spettatore assumo come risposte sono le domande che si pone Gambir: “chi chiede aiuto” e “che cosa c’è dietro la porta chiusa, rossa come il sangue” che Talyda non intende aprire.

“Se vuoi farmi del male, apri quella porta…”, lo implora Talyda. Poi riprende il refrain che percorre tutto il film, accentuandosi nell’iter maritale “Ti amo come non ho mai amato nessuno”.

La seconda domanda penetra come un chiodo nel cervello di Gambir: “Aiutami” gli è apparso scritto a lettere cubitali sul muro di un palazzone, sul frontone dell’edificio neo-classico il nome della seconda porta “Herosase”.

Gambir deve entrare in quello stabile, qualcosa gli dice che l’enigma “aiutami” è racchiuso lì dentro.

“Herosase” è l’inferno degli snuff movies, specialità “bambini indifesi, offesi, torturati, massacrati di botte dai genitori, bambini che uccidono i propri carnefici in diretta…”.

Casting Art crudelmente perfetta: Herosase è collegato in video con le case dei reietti, senza che questi sappiano nulla. Herosase è frequentato da tutti gli amici di Gambir, la casa di Gambir è collegata con Herosase, Talyda tradisce Gambir con tutti gli amici di Gambir, anche il mecenate, anche la madre di Gambir, TUTTI SONO COLLEGATI CON HEROSASE!

Finiamola qui: nell’ultima parte del film, tutte le porte si aprono, tutto il marcio viene a galla, ributtante, da distogliere lo sguardo, come se da spettatore sia grande il rischio di ‘entrare nello sporco’ del budello infero.

Non rimane che l’ultima, inattesa, imprevedibile, raccapricciante porta da aprire: il cervello di Gambir, l’unica, autentica definitiva rivelazione.

Ovvero: ciò che non è riuscito a Martin Scorsese in Shutter Island, è riuscito a Joko Anwar in The Forbidden Door.

 

 

 

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