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La donna che canta

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su La donna che canta

di marcopolo30
10 stelle

Con “Incendies” Denis Villeneuve ci regala un magistrale esempio di perfezione nella narrazione cinematografica. Divide la storia in due, passato e presente, saltando spesso con immensa perizia tra le due parti. Il risultato è un capolavoro assoluto. VOTO: 10

Se l'originalità di un'opera dovesse valutarsi dalla copertina, allora “Incendies” (titolo che tradotto dal francese all'italiano diventa... “La donna che canta”) sarebbe messo piuttosto male. Un incipit nel quale il notaio di turno legge le utlime volontà di una persona appena deceduta, e queste contengono una clausola che cotringe gli eredi a un impervio viaggio, rappresenta uno degli spari di partenza più abusati della storia del cinema. Facilmente adattabile al dramma e alla commedia, così come al giallo. Per fortuna che i film non si valutano in base a tale criterio, infatti il resto di questo magnifico film di Denis Villeneuve è magia pura dove di già visto v'è ben poco.Anzi niente. Il regista Canadese, per l'occasione anche sceneggiatore, adatta l'omonima opera teatrale di Wajdi Mouawad (anno 2003) e lo fa nel migliore dei modi. La storia procede parallelamente tra passato e presente, cosa sempre assai rischiosa, eppure a) in nessun momento ci si sente persi e/o confusi a causa di tali salti temporali, e b) tale stratagemma, usato dall'autore con estrema perizia, gli permette di riassumere allo spettatore, con appena poche istantanee, la storia recente del Libano contro cui si staglia il dramma personale che vuole raccontarci. Già solo tale finezza da l'idea della genialità di Villeneuve ncome narratore. Mi viene in mente solo un altro autore contemporaneo capace di tanto: Jacques Audiard. Altri, alle prese col medesimo problema, o avrebbero fatto una pellicola lunga cinque ore, o al contrario avrebbero lasciato alla cultura di ciascun spettatore il compito di ubicarlo correttamente nella storia. Detto in altre parole, in entrambi casi ne sarebbe venuto fuori un triste film per pochi intimi. Mentre qui, oltre ai già per nulla disprezzabili pregi appena elencati, v'è un perfetto marchingegno thriller degno del miglior Hitchcock. Ed ecco che il termine 'capolavoro' risulta a giudizio di chi scrive l'unico adatto per definire questo film. “Incendies” ottenne, tra i vari premi internazionali, anche la nomination all'Oscar come miglior film straniero, in un'ottima annata che vedeva finalisti anche “Biutiful” di Gonzalez Iñarritu e “Kynodontas” di Yorgos Lanthimos. Peccato che fra tanto ben di Dio cinematografico la statuina andò inspiegabilmente all'appena discreto “In un mondo migliore” di Susanne Bier!

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