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Defendor

Regia di Peter Stebbings vedi scheda film

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Marcello del Campo

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La recensione su Defendor

di Marcello del Campo
4 stelle

  

 

Defendor, ci tiene a farsi chiamare così lo svitato Don Chisciotte della Hammer Town, non Defender, come sarebbe più corretto per chi, come Arthur Poppington (Woody Harrelson) ha deciso di punire i criminali e raddrizzare i torti. Non gli manca certo il coraggio, ma opporsi con le perduranti armi di un’adolescenza bloccata nel corpaccione del nostro eroe non è segno di coraggio, è, come tutti gli dicono, il fervore del giustiziere ritardato.

Come chiamereste uno che di notte, l’elmetto della grande Guerra del nonno calato in testa, una mascherina nera tipo Batman disegnata sugli occhi, armato di biglie colorate e una misera clava, affronta delinquenti incalliti? Un ritardato mentale – non v’è dubbio! Se il nemico da affrontare si chiama Chuck Dooney e ha l’aria strafottente di Elias Koteas, un uomo sano di mente ci penserebbe un po’ su. Non Arthur, che deve liberare la bella Kat Debrofkowitz (Kat Denning) dal novero di prostitute in dotazione a Chuck. Non Arthur la cui mancata crescita cerebrale è stata causata, lui ancora infante, dalla fuga di casa della madre, costretta per vivere a prendere la strada della vergogna.

Se chiedete ad Arthur chi ha costretto la madre a scegliere la prostituzione causandone la morte violenta, vi risponderà: “È stato Capitan Industry.”.  Chi sia costui, non lo sa neppure lui, noi e la dottoressa Ellen Park (Sandra Oh) che lo segue in sedute analitiche, sappiamo che un individuo affetto da paranoia persecutoria grave deve costruirsi un nemico immaginario, Arthur lo identifica con il nemico reale Radu Kristic (Alan C. Peterson): non poteva pretendere di meglio (anzi di peggio), Kristic è un energumeno di origine balcanica che detiene il monopolio della prostituzione e del mercato della droga a Hammer Town; guai a mettersi contro di lui, dirà al luogotenente: “Chuck, devi fare fuori quella mosca”. E la mosca, è inutile dirlo, è proprio Arthur, il quale, in una delle sue arrembate notturne ha messo ko due uomini di Radu, prima di essere mandato all’ospedale in fin di vita.

Mi rendo conto che il racconto è un pasticcio, ma prendetevela con Peter Stebbing, un attore di serial che ha deciso di fare il regista e ora non sa da che parte andare.

Stebbing vuole creare un prototipo di Travis Bickle in versione di idiota? Non ci siamo perché il film oscilla all’inizio tra commedia leggera e intenzioni sociologiche serie. E in questo caso il cinema ‘ha già dato’, basti pensare a Eroe per caso.

Stebbing ha l’ardire di compromettere la grandezza dell’eroe dostoevskjano, teso tra stupidità apparente e angelismo?

Certo, Arthur attira a sé le anime buone, lui stesso si fa amare, ma il regista è già stanco all’opera prima e la sceneggiatura boccheggia dopo un quarto d’ora.

Non resta che lodare il tentativo mancato di fare un film alla Toronto-Sundance con interpreti bravi, con buone riprese notturne e buona musica jazzy, bocciando il resto.

E il resto (e il peggio) stanno stipati in un secondo tempo di incredibile vacuità in cui MR. Poppington assicura alla giustizia i malviventi e a se stesso un posto in paradiso.           

 

 

       

 

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