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Perdona e dimentica

Regia di Todd Solondz vedi scheda film

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La recensione su Perdona e dimentica

di FilmTv Rivista
8 stelle

Durante la “vita in tempo di guerra” – questo il significato del titolo originale – non si parla del conflitto in Medio Oriente, non perché sia un rimosso incombente bensì per il completo egotismo di un’umanità devastata. La titolazione italiana Perdona e dimentica riflette invece in modo didascalico il tema, mancandone completamente il tono. Se limitandosi alla trama si incontrano personaggi, in gran parte gli stessi del precedente Happiness, in cerca di perdono o desiderosi di dimenticare per poter andare avanti, dall’altra il gelo del precursore fa posto a riprese digitali quasi pastose in ambienti dai colori caldi. Il cromatismo morbido di dominante arancione cozza vivacemente con dialoghi diretti e del tutto senza filtro, dove una mamma racconta di essersi tutta bagnata al figlio tredicenne e quest’ultimo chiede cosa faccia esattamente un pedofilo a un bambino. Si sfonda la soglia del grottesco in un contrasto straniante che astrae i personaggi fino a un’atmosfera rarefatta, costruita anche con un sapiente svuotamento degli spazi, sia onirici che reali. Senza contare che Solondz, riprendendo in un certo senso il proprio Palindromi (dove la protagonista è interpretata, senza ragioni mimetiche, da diverse attrici e da un attore), ha completamente rinnovato il cast di Happiness: accade così di ritrovare il personaggio di Philip Seymour Hoffman interpretato dal giovane e longilineo nero Michael Kenneth Williams. L’effetto è spiazzante ma il ricordo di Happiness, che pur ne amplifica la visione, è solo una parte del tutto: Perdona e dimentica sta in piedi con le proprie gambe. Il registro ironico domina sul patetico e ci distacca dal dolore di personaggi intrappolati in una saga famigliare perversa, facendo emergere così una visione disincantata del mondo, più vera del vero nel suo raccontare l’inenarrabile. Si ride parecchio (e) amaro, di figure alle soglie della caricatura eppure portatrici di un disagio mostruosamente umano, tormentati da colpe e psicosi, turbati dai fantasmi ma addormentati dagli psicofarmaci. La tragica verità della guerra è più lontana dell’aldilà: nominarla o cantarla prorompe nell’ultima risata.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 15 del 2010

Autore: Andrea Fornasiero

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