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Il messaggero - The Haunting in Connecticut

Regia di Peter Cornwell vedi scheda film

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La recensione su Il messaggero - The Haunting in Connecticut

di mc 5
6 stelle

Il destino, per lo meno qui in Italia, toccato in sorte a questo modesto horror movie, lo ha accomunato a "S.Darko", essendo i due titoli "vicini di sala" in quasi tutti i multiplex. E bisogna dire che, posto a confronto con il sequel del "coniglio", questo film pare quasi da candidatura all'Oscar. Ovviamente, lo dico per paradosso. Eppure, pur nel suo essere così convenzionale nel rispondere agli abusati criteri richiesti da un preciso sotto-filone, non è una pellicola tutta da buttare. Il regista, tale Peter Cornwell, fa quello che può, ma d'altra parte ha voluto cimentarsi nel filone horror più "rimasticato" di tutti, quello delle "Case Infestate"; una prova già persa in partenza poichè l'argomento (sempre uguale a sè stesso: famiglia per bene che va ad abitare in casa maledetta) è stato rivoltato come un calzino in decenni di frequentazione da parte di sceneggiatori e registi. Dopo quel punto fermo che fu "Amityville Horror" ci si doveva forse fermare lì, è invece in seguito è stato tutto un deambulare di fantasmi di bambini morti che rumoreggiavano dai solai. Se proprio vogliamo, una variante nel nostro caso c'è, e bisogna riconoscere che è interessante. Mi riferisco all'elemento malattia, dato che sia il giovane protagonista sia il prete "esorcista" sono entrambi in cura per due casi di tumore, e infatti è in clinica che i loro destini si incrociano. Il ragazzo, sottoposto a sedute pesanti di chemioterapia, reagisce accusando frequenti allucinazioni. Ed è qui che il regista ha potuto lavorare con qualche profitto, contaminando questi "down" del giovane con la possibilità di vedere "oltre" e di portare alla luce un passato da incubo, un passato devastante che ancora si dibatte rinchiuso dentro quelle mura. Ciò detto, per il resto assistiamo al solito teatrino di repertorio. Anzi, forse è pure peggio, perchè la scelta di reiterare la proposta di immagini in bianco e nero sugli episodi del passato non giova al risultato finale e forse lo appesantisce. E tale proposta la si può cogliere sin dalle prime inquadrature, con le solite foto in bianco e nero che evocano strani convegni e sedute spiritiche (curiosamente, fra queste foto ve n'è una di un tizio che pare avere le orecchie di coniglio, proprio come Darko!). E' evidente che quelle immagini sono tese a costruire un senso di "Cronaca-Verità" su quei terribili segreti che si sono tramandati oralmente nella tradizione popolare locale. E qui stiamo per toccare un tasto dolente. Quello della solfa "Tratto da Una Storia Vera". So di non essere il solo ad essere enormemente infastidito da opere che partono da questa premessa e che vi poggiano gran parte del proprio "appeal". Prima di tutto: possibile che -vista la frequenza con cui si ricorre a questa formula- siano proprio tutte storie vere? Anche perchè poi, noi allocchi, dobbiamo prendere per buona la magica formuletta "storia vera" senza alcuna possibilità di verificare. E allora dobbiamo supporre che l'America sia tutta un pullulare di case fuori mano dove sono bruciati vivi bambini che poi sono tornati a compiere massacri dopo aver liberato e risvegliato centinaia di zombie. Mi verrebbe da rispondere citando il grande Totò: "Accà nisciuno è fesso". Il film, infatti, a testimonianza di quanto stavo dicendo, si apre e si chiude con la madre del giovane protagonista che racconta la "Storia Vera", come se fosse intervistata da un telegiornale. A dire il vero la vicenda si fa a tratti di non facile comprensione  nei suoi confusi richiami al passato, insomma c'è qualche aspetto esoterico che mi sfugge, e non so dire quanto di questo sia da imputare a buchi di sceneggiatura e quanto ad una mia possibile stanchezza durante la visione. La cosa che più mi è dispiaciuta del film è stato vedere coinvolti in questo "simpatico" guazzabuglio dei bravi attori. Virginia Madsen che è una veterana di Hollywood, e che ho trovato -pur mantenendo inalterata la sua capacità professionale- parecchio invecchiata. Una discreta rivelazione il giovane Kyle Gallner nel non facile ruolo di questo malato di cancro la cui eccezionale sensibilità pare aver attirato sul suo fragile corpo tutto il Male del mondo. (Fra l'altro, questo giovane attore somiglia vagamente ad un Johnny Depp adolescente...). Ma se parliamo d'attori, allora togliamoci il cappello per introdurre una partecipazione molto speciale, quella del mio amatissimo Elias Koteas, da me affettuosamente ribattezzato "il greco" per via di quel nome che ne tradisce le origini elleniche (anche se poi in realtà lui è canadese di Montreal). Koteas è uno di quegli attori che, oltre ad una solida bravura tecnica, possono contare anche sulla dote naturale di una faccia di quelle che non si dimenticano: con quelle guance incavate e quella fronte solcata da numerose rughe, la sua è una straordinaria "maschera" d'attore. E d'altra parte stiamo parlando di un tizio che ha lavorato con: Coppola, Cimino, Egoyan, Cronenberg, Malick, Fincher, Singer, Gray. (Scusate se è poco!!). Pensierino finale. Sempre meglio un horror classico come questo (seppur già visto e tutt'altro che originale) che cento teen-horror.
Voto: 6 e 1/2

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