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Hannah e le sue sorelle

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Hannah e le sue sorelle

di port cros
9 stelle

Uno dei vertici del periodo d'oro della carriera di Woody Allen, è una commedia drammatica che intreccia perfettamente divertimento, riflessione, critica sociale, analisi dei sentimenti, delle relazioni amorose e dei legami familiari in uno script densissimo, riflessivo ma molto spiritoso.

Barbara Hershey, Mia Farrow, Dianne Wiest

Hannah e le sue sorelle (1986): Barbara Hershey, Mia Farrow, Dianne Wiest

 

Una Festa del Ringraziamento della borghesia newyorkese dello spettacolo riunisce tre sorelle: Hannah (Mia Farrow), Lee (Barbara Hershey) e Holly (Dianne Wiest), molto diverse per carattere e temperamento. La prima è un'attrice di talento sposata in seconde nozze con il consulente finanziario Elliot (Michael Caine), che si è invaghito di sua sorella Lee, al momento fidanzata con uno scorbutico artista (Max Von Sydow). Sia Elliot che Lee sono entrambi insoddisfatti della proprie relazioni e, galeotta una poesia di e.e. cummings, iniziano una relazione clandestina, che per l'uomo sarà costantemente accompagnata dal senso di colpa nei confronti della moglie che nonostante tutto ama ancora. Holly invece è frustrata da insuccessi nella vita personale e professionale, con una tossicodipendenza faticosamente superata , una carriera di attrice che non decolla e l'amica del cuore che le soffia lo spasimante. I genitori delle sorelle (Maureen O'Sullivan e Lloyd Nolan) sono attori veterani ancora in attività, il cui matrimonio è animato da continui battibecchi che tuttavia non scalfiscono il profondo legame che di unisce. Woody Allen interpreta Mickey, il primo marito di Hannah, ipocondriaco e nevrotico autore televisivo ossessionato dalle malattie ed alla ricerca di un senso per la sua esistenza. Il film racconta due anni delle vicende intrecciate di questa famiglia allargata, tra reciproci tradimenti, sensi di colpa, crisi esistenziali, sentimenti contrastanti e la ricerca di una felicità quasi sempre sfuggente, scanditi da tre successive cene del Ringraziamento a casa di Hannah, che costituisce il centro di gravità attorno a cui ruotano le storie di tutti i personaggi, principalmente le sorelle, il marito e Mickey, di cui vediamo flashback della loro passata vita matrimoniale.

 

Mia Farrow, Woody Allen

Hannah e le sue sorelle (1986): Mia Farrow, Woody Allen

 

Uno dei vertici del periodo d'oro della carriera di Woody Allen, Hannah and her sisters è una commedia drammatica che mescola in maniera perfetta divertimento, riflessione, critica sociale, analisi dei sentimenti, delle relazioni amorose e dei legami familiari in uno script densissimo, brillante, riflessivo, tenero, stimolante, malinconico e al contempo molto spiritoso. Scandito dalla circolarità delle Feste del Ringraziamento e da capitoli introdotti da titoli o citazioni, tiene insieme le fila di moltissimi personaggi protagonisti e di supporto, ed è un fuoco di fila di battute fulminati (I had a great evening; it was like the Nuremberg Trials) e di suggestioni poetiche ("Nobody, not even the rain, has such small hands" di e.e. cummings), chiuso da un apparente lieto fine, che rimane tuttavia almeno in parte aperto alla prosecuzione dei tumulti sentimentali (il fatto che la nuova moglie sia incinta rivela che la passata diagnosi di infertilità di Mickey era errata oppure che lei lo tradisce?).

Ispirato proprio dalla Farrow, allora compagna del regista, e dal rapporto con le sue sorelle, il film è stato persino girato all'interno dell'appartamento privato dell'attrice, e la sua vera madre Maureen O'Sullivan interpreta la madre delle protagoniste. Sullo schermo avvertiamo una doppia presenza di Allen, perché, oltre a Mickey, il personaggio di Eliot è un ovvio alter ego del regista (infatti Caine gli chiese ironicamente sul set “dovrei indossare gli occhiali? Perché mi sembra di interpretare te”). Entrambi questi personaggi rappresentano la crisi dell'intellettuale, che per Elliot, perennemente indeciso tra la moglie e la cognata, si esplica nell'incapacità di comprendere i propri sentimenti (“For all my education, accomplishments and so-called wisdom, I can't fathom my own heart”), mentre per Mickey, a livello più filosofico, nell'ardua ricerca di un senso dell'esistenza terrena di fronte all'ineluttabilità della morte. Dopo aver temuto a torto di essere affetto da un male incurabile, Mickey sprofonda infatti in una crisi esistenziale. La paura dell'incombere della fine lo porta ad avvicinarsi alla religione e, insoddisfatto dall'ebraismo in cui è stato cresciuto dai genitori, sperimenta senza successo la conversione al cattolicesimo e Hare Krishna per trovare infine la risposta ai suoi tormenti nel potere catartico cinema, guardando La Guerra Lampo dei Fratelli Marx: invece di avvelenarsi la vita ponendosi dilemmi senza soluzione, meglio godersela finché dura. Con questa indagine filosofica e religiosa sul significato della vita e della morte Allen omaggia il suo dichiarato e idolatrato maestro Ingmar Bergman (d'altronde nel cast ha messo Max Vov Sidow).

Nella sceneggiatura aleggia anche una pessimistica sfiducia nell'umanità e della società contemporanea, espressa principalmente proprio dallo scorbutico pittore interpretato da Von Sydow attraverso taglienti arguzie (“If Jesus came back and saw what's going on in his name, he'd never stop throwing up” , “You missed a very dull TV show on Auschwitz ...The reason they can never answer the question "How could it possibly happen?" is that it's the wrong question. Given what people are, the question is "Why doesn't it happen more often?" ).

 

 

Michael Caine

Hannah e le sue sorelle (1986): Michael Caine

 

 

Una sceneggiatura già brillante sulla pagina prende fuoco sullo schermo grazie ad un cast corale smagliante. Due meritati Oscar sono andati a Caine e alla Wiest come non protagonisti (il terzo, strameritato, ad Allen per la sceneggiatura originale), ma tutti gli attori fanno un egregio lavoro. La profondità e sottigliezza di Caine sono da applausi. Barbara Hershey incarna una radiosa Lee che sin dal primo piano iniziale ci fa capire come mai il cognato si sia invaghito di lei. Invece la Hannah della Farrow è una roccia di solidità che offre un approdo ai naufragi degli altri, al punto che il marito le rinfaccia un'eccessiva generosità emotiva e Holly le rimprovera il senso di inferiorità che ha sempre avvertito. Le fa da contraltare l'interpretazione inquieta e nevrotica di Diane Wiest che ci fa tribolare con tutte le insicurezze e le fragilità della sorella più incasinata. La veterana O'Sullivan è spassosa nelle sue apparizioni da attempata signora che non intende rinunciare ai piaceri dell'alcool e della seduzione. A Max Von Sydow bastano poche scene e battute per lasciare il segno.

 

 

Dianne Wiest, Barbara Hershey, Mia Farrow

Hannah e le sue sorelle (1986): Dianne Wiest, Barbara Hershey, Mia Farrow

 

 

La maturità registica raggiunta da Allen appare evidente nell'eleganza sopraffina della messinscena, curata in maniera meticolosa: i primi piani che traggono sempre il massimo dall'espressività degli attori , l'intimità del pranzo tra le sorelle con la macchina da presa che ruota intorno al tavolo, la ricchezza dei dettagli nelle affollate feste casalinghe, l'insegursi degli amanti tra gli scaffali della libreria. Tanta grazia è esaltata dalla ricercatezza della colonna sonora, fatta di jazz e opera lirica, Cole Porter , Puccini e Bach. La pellicola, che ha segnato la prima di una lunga serie di collaborazioni con il direttore della fotografia Carlo Di Palma, esalta la magia di New York nel passare delle stagioni, dalle veduta autunnali di Central Park al tour degli edifici più interessanti di Manhattan che l'architetto illustra a Holly e alla sua amica.

 

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