Regia di Mark Waters vedi scheda film
Questi fantasmi, che ci incasinano la vita, ce la ossessionano, ce la animano, che la girano, all’improvviso, in una direzione inaspettata! Fantasmi veri, non dell’inconscio, di quelli resi familiari da decine di vecchie commedie anglo-americane: così è Elizabeth, la protagonista di Se solo fosse vero, sospesa in una specie di limbo, che continua ad “abitare” il proprio appartamento senza la consapevolezza di essere un fantasma e cerca di scacciarne il nuovo, malinconico, occupante. Naturalmente, è subito amore, come il genere insegna (tranne che in una delle perle della commedia con fantasmi, Spirito allegro di David Lean da Noel Coward, dove anche nell’Aldilà prosegue la guerra dei sessi), con, appiccicata nell’ultima parte, una svolta pesantemente melodrammatica che permette un lieto fine “concreto”. Il nuovo “buonismo” hollywoodiano appesantisce anche le migliori intenzioni brillanti e Se solo fosse vero scivola presto verso un risvolto politicamente corretto che non gli si addice, lasciando scontenti sia gli spettatori che vorrebbero che certi temi controversi non venissero tirati in ballo solo come pretesto narrativo, sia quelli che considerano la leggerezza una delle doti fondanti la commedia. Dove è giusto che i fantasmi, anche innamorati, restino fantasmi.
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