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Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato

Regia di Florestano Vancini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato

di erreus
7 stelle

La storia di Bronte, tra Verga e Vancini “insieme a questi nostri fratelli gridiamo: Viva la Libertà” Siamo nel pieno del diciannovesimo secolo e Garibaldi, con le sue camicie rosse sta sbalordendo l'italia con un incredibile campagna militare di unificazione. Una delle tante mete di questa spedizione è la piccola città di Bronte, in Sicilia.

La storia di Bronte, tra Verga e Vancini

“insieme a questi nostri fratelli gridiamo: Viva la Libertà”

Siamo nel pieno del diciannovesimo secolo e Garibaldi, con le sue camicie rosse sta sbalordendo l'italia con un incredibile campagna militare di unificazione. Una delle tante mete di questa spedizione è la piccola città di Bronte, in Sicilia, nella quale si vive un vero e proprio senso di nazionalismo dettato da episodi di insurrezioni contadine che vanno contro coloro che sono favorevoli al mantenimento della reggenza dei Borbone. La rivoluzione in realtà a Bronte è iniziata prima dell'arrivo delle giubbe rosse, ed è capeggiata da un avvocato rivoluzionario, Nicola Lombardo, che cercherà in tutti i modi di mantenere in "equilibrio" le rivolte ma con esiti negativi, arrivando addirittura ad avere ben 16 morti sulla coscienza. Bronte si ritrova quindi nel pieno di una rivoluzione; l'unica speranza per la piccola cittadina arriva quando si diffonde la notizia dell'avvento dei Garibaldini e del loro comandante, tanto idolatrato dai rivoluzionari. Nel film "Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato" di Florestano Vancini viene detto infatti che "Garibaldi sta idealizzando la rivoluzione, ma il popolo la dovrà fare". A quel punto la situazione si complica maggiormente, infatti si viene a creare una netta divisione tra chi è a favore della rivoluzione garibaldina, e chi invece crede che non ce ne sia bisogno. I rivoltosi della cittadina di Bronte sono per lo più contadini, poveri che vivono nella miseria, e per loro, il grido "libertà", non significa tanto "venire unificati sotto la stessa bandiera", ma significa "cacciare via la tirannide borbonica", e con essa la miseria che ha portato. Garibaldi, ad aumentare questa concezione di libertà, aveva infatti offerto ai rivoltosi piccole proprietà terriere che sarebbero arrivate dall'esproprio delle ricchezze dei borghesi; quindi tutto ciò per i poveri contadini diventava si affare che vendetta. A guidare la marcia delle camicie rosse a Bronte, sotto l'ala di Garibaldi, è un luogotenente di questo, un certo Nino Bixio che, inorridito da come si è svolta la situazione a Bronte, non può assolutamente non sedare le rivolte e cercare di riportare l'ordine in città; c'è solo un problema, Bixio lo fa con troppa irruenza. Trascinato dal suo carattere impietoso infatti istituisce sin da subito un tribunale di guerra che fa giustiziare i più pericolosi, e successivamente impone un vero e proprio periodo di terrore nella piccola cittadina. Molti verranno poi incarcerati a Catania, nella vana attesa di un giusto processo che però non arriverà; infatti i rivoltosi non otterranno niente di ciò per cui si erano battuti, a partire dalla "libertà dalla miseria". Quello che ci presentano, prima Verga nel suo racconto "Libertà", successivamente Vancini con il suo film, è una parta di storia, un massacro, che in pochi conosce e, come lo dice il titolo del film, "i libri di storia non hanno raccontato". Con il suo film Vancini a raccontato in maniera molto schietta la rabbia che aveva colpito i contadini del sud Italia, colpiti ed oppressi dall'incurante borghesia che traeva profitto dalle loro produzioni. Lo ha fatto attenendosi fedelmente alla trama proposta da Verga; A Bronte, piccola città alle pendici del Vesuvio, arriva la notizia che Garibaldi vuole unificare tutti i territori della penisola sotto la stessa bandiera e abdare a creare così il Regno D'Italia, sotto l'inno di pace, giustizia, ma soprattutto libertà. Ed è qui, che oltre alle divisioni che si erano create in precedenza, se ne crea un'altra; Bronte è diviso tra chi vuole fare la rivoluzione con la forza, vendicandosi di coloro che li avevano prima portati alla miseria, e chi invece voleva attuare una rivoluzione "a parole", in maniera pacifica e soprattutto senza spargimenti di sangue.I primi, capeggiati da Calogero Gasparazza, capo dei "carbonari", provocarono la morte di 16 "cappelli" (così venivano identificati i borghesi), i secondi, capeggiati da un avvocato liberale, Nicola Lombardo, capo dei "berretti", cercava di convincere pacificatamente chi per anni si era arricchito sfruttando le loro terre e la loro forza lavoro. In ogni caso entrambe le parti volevano muovere contro chi aveva espropriato loro le terre. L'arrivo dei Garibaldini, ma soprattutto l'avvento di Nino Bixio, porta alla condanna dei berretti ed alla fucilazione di questi ultimi. I due leader, Lombardo e Bixio, infatti avevano l'obiettivo comune della liberazione, ma mentre per uno significava la liberazione della tirannide, per l'altro significava riproporre la stessa ma sotto un'altra veste, quella del Regno Italiano. Per questo motivo Bixio doveva colpire chiunque si mettesse a discutere le loro azioni e fare in modo che, in questo caso i fatti di Bronte, potessero servire da esempio per il rwesto dell'Italia. In una delle scene finali, durante il processo di Lombardo e dei suoi, si assiste ad un vero e poprio "fuggi fuggi" di responsabilità; riguardo l'uccisione di molti uomini, nessuno ha visto o sentito niente, tranne alcune donne, che accusano gli stessi compaesani. Pian piano che si va avanti con il film, la crudeltà delle azioni aumenta, aumenta quel senso di impotenza di fronte ai capi di una rivoluzione, che alla fine tanto rivoluzione non era. In fondo i contadini di Bronte chiedevano solo la libertà, l'abbandono di una condizione di miseria, che però rimane, e nessuno può far nulla, tranne che andare contro chi pochi attimi dopo lo fucilerà. E nemmeno l'ultima speranza di una libertà tanto sognata può salvare il rivoluzionario, la cui speranza appunto sarà prima riaccesa da "un intervento divino", successivamente spenta da un proiettile in testa.

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