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America così nuda così violenta

Regia di Sergio Martino vedi scheda film

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La recensione su America così nuda così violenta

di marcopolo30
1 stelle

Sorta di Mondo-Movie modestissimo a livello di contenuti, monotoni nonostante un taglio del montaggio al limite del videoclipparo, e inspiegabilmente carico di acredine verso gli USA.

Siamo al 1970 e lo straordinario successo dello pseudo-documentario “Mondo cane” era ormai cosa vecchia di quasi un decennio. E pur considerando che Sergio Martino era qui agli esordi, resta difficile comprendere cosa lo abbia spinto a scegliere la strada del cosiddetto Mondo Movie. Anche perché alla prova dei fatti i risultati non gli hanno certo dato ragione, visto che, coadiuvato in fase di montaggio dal futuro regista (di B-Movies) Michele Massimo Tarantini, mette in scena una farsa bell'e buona (e inspiegabilmente carica di acredine verso gli USA) spacciandola per documentario autentico. E se alcune critiche sono certo fondate e pienamente condivisibili (lo sfruttamento a scopi commerciali dell'assassinio di Kennedy a Dallas o la devastazione -ambientale e culturale- delle isole Hawaii da parte dell'allora incipiente industria del turismo di massa), troppe risultano nel migliore dei casi delle forzature e nel peggiore mero frutto della fantasia degli autori. Da segnalare in questo secondo gruppo l'anziana signora con carabina in spalla nel villaggio semi-deserto, i rednecks texani che sparano a conigli appesi per le zampe posteriori, i riti tribali di origine africana portati avanti dai neri in piena urbe e culminanti nella circoncisione e -punto nadir- la scena sull'elicottero della polizia di Las Vegas alla ricerca di un potenziale suicida, scena realizzata talmente male che anche un bambino capirebbe trattarsi di un montaggio. E aggiungiamo pure che in cotanto presunto realismo riesce persino a farsi strada la pubblicità delle marche di alcolici, cosa che diventerà la norma nel cinema italiano di serie B degli anni '70. Questa volta è il whiskey “Vat69” ad apparire per un bel lunghissimo primo piano. Quanto meno hanno avuto il buon senso di non infilare a forza una bottiglia di Fernet Branca o aranciata Pejo nella tipica casa americana! Paradossale poi che nonostante il taglio forsennato, quasi videoclipparo che non permette di approfondire nessuno degli aspetti presentati, il film risulti comunque noioso. La voce narrante, forse l'unico punto a favore del film, è di Giorgio Albertazzi, ma a dirla tutta, se uno spettatore non sapesse trattarsi di una produzione italiana e la voce del sopracitato Albertazzi venisse doppiata al russo, potrebbe benissimo pensare di trovarsi di fronte a un pezzo di propaganda anti-americana realizzato nell'URSS.

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