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Spun

Regia di Jonas Åkerlund vedi scheda film

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La recensione su Spun

di supadany
7 stelle

Sai quale è la cosa bella? Non ne sono dipendente, posso smettere quando voglio”.

 

Esordio nel lungometraggio per Jonas Akerlund che forte dei videoclip realizzati per gente come Madonna, U2, Moby e Prodigy può permettersi un cast sterminato (praticamente quasi ogni ruolo è ricoperto da un volto conosciuto), ma non si piega ad alcuna esigenza commerciale, e questo è un merito, adottando senza dubbio un metodo intelligente/furbo, ma per raccontare una storia di perdizione molto esplicita che corre, volontariamente, il rischio di essere disprezzata.

Una serie di eventi percuotono Ross (Jason Schwartzman), consumatore assiduo di droga che finisce in un giro che non sembra dargli la possibilità di uscirne.

Porta a casa una prostituta che poi abbandona legata per giorni senza pensare alle conseguenze, s’infatua di Cookie (Mena Suvari), ma dovrà fare i conti col suo compagno (Mickey Rourke), mentre il consumo di droghe di ogni tipo non gli consente di dormire un minuto.

 

 

Pellicola schizzata e nervosa che può facilmente risultare fastidiosa e non solo per il nucleo che vede una gamma sterminata di personaggi vivere solo pensando a quale droga utilizzare, ma proprio perché nevrastenica, sempre pronta ad esplodere.

Aspetto che però si abbina al soggetto (o forse meglio dire “ai soggetti”), certo la messa in scena appare a volte troppo artificiosa, Jonas Akerlund non lavora di fino, ma riesce a creare sequenze su sequenze in grado di avere un impatto consistente.

E riesce a far sorridere proponendo figure che fanno letteralmente pietà, non che questa sia una novità assoluta, ma il suo stile da videoclip si presta agevolmente a situazioni di questo tipo ed almeno non cerca al cinema invece un altro tipo di narrazione.

Cast sterminato, pur senza avere prime stelle, sceglie comunque un protagonista capace, e raramente banale, come Jason Schwartzman e gli affianca (ex) star disturbate come Mickey Rourke e Brittany Murphy (ruolo che in un certo senso collima con la sua triste morte), volti interessanti come Patrick Fugit, Peter Stormare e John Leguizamo.

Per chiudere affida l’original score a Billy Corgan (che mi sta meno simpatico da quando ha detto che i Pearl Jam non hanno le canzoni per essere popolari, ah l’invidia che brutta bestia!!) e va da se che le scelte musicali sono efficienti.

Pellicola altamente discutibile, a partire dal finale, ma forte, quasi ostentata, coraggiosa perché comunque va dritta per la sua strada anche a costo di sbattere.

Da provare anche a costo di scottarsi (e non mi riferisco alle sostanze presenti nel film).

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