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L'amore ritrovato

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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La recensione su L'amore ritrovato

di giancarlo visitilli
4 stelle

Una relazione è il bellissimo libro di Carlo Cassola da cui è tratta la storia di L’amore ritrovato, il nuovo film di Carlo Mazzacurati, regista di film come Il toro (1994), La lingua del Santo (1999), presentato Fuori Concorso alla 61a Mostra del Cinema di Venezia, ed accolto, a ragione, molto tiepidamente.
La storia è ambientata nella Toscana, precisamente a Livorno, della metà degli anni Trenta ma la vicenda abbraccia ben dieci anni della vita dei protagonisti. Stefano Accorsi è il trentenne Giovanni, sposato con un figlio, che vive una vita senza emozioni (non è che l’attore ce ne abbia date tante in altre occasioni!). Durante uno dei suoi spostamenti in treno rivede Maria (la brava Maya Sansa, qui in tono minore), una vecchia fiamma e punta su di lei. Maria, dopo un lungo periodo di aridità sentimentale, si concede. Per lui la storia è chiusa, ma lei non demorde, anzi: i due si separano, ma si rincontreranno a Genova. Quando però Maria lo rivede è con la moglie e il figlio, perciò decide di rompere di netto la relazione. Nove anni dopo, è sposata ed ha una figlia, ma sia lei che Giovanni pensano con nostalgia alla loro relazione di un tempo.
Classico fotoromanzo, perché di questo si tratta: in questo lavoro di Mazzacurati non c’è cinema. Durante la proiezione non si vede l’ora di giungere alla fine, perché è come ormai il festival di Sanremo: mica questo esiste per le canzoni, ma per la cantante o il cantante più figo. Così il film di Mazzacurati sembra assolutamente costruito non tanto sulla relazione fra Giovanni e Maria, come lo è in maniera indelebile nel romanzo di Cassola, quanto piuttosto su Stefano (Accorsi) e Maya (Sansa). Fra l’altro, quest’anno Accorsi, al Festival di Venezia, fra il brutto film di Michele Placido e quest’altrettanto di Mazzacurati, farà ricredere (ce lo auguriamo!) a tutti coloro che hanno ancora il coraggio di definirlo “l’altro Mastroianni”.
Tuttavia, il film di Mazzacurati, di per sé, pecca soprattutto di noiosità a causa dell’eccessiva prevedibilità e dilatazione di un melò che conferma i luoghi comuni più abusati in tutti i film con storie d’amore clandestine. Qui c’è in più una nuova ‘genialata’ del regista, mai vista neanche in nessun film hard: la scopata fra Maya Sansa e Stefano Accorsi nella vasca da bagno con la camera che inquadra altro e che lascia lo spettatore immaginare il tutto, attraverso lo sciabordio dell’acqua (fra l’altro con la stessa piattezza ritmica di cui è capace, anche quando recita, Accorsi), che evidentemente cade per terra.
Per chi ha letto il romanzo, si tratta di una storia tutta giocata sul colore e le atmosfere, come un po’ tutti i romanzi di Cassola. Ma l’operazione di Mazzacurati non riesce a renderle merito neanche minimamente, nonostante la fotografia di Bigazzi. Tanto che, alla fine, del film qualcuno potrà ricordare solo l’inizio: ma che avete capito? Non le immagini, semmai la bellissima canzone di Fabrizio De Andrè. Tanto vale restate a casa ad ascoltarne l’intero cd!
Giancarlo Visitilli

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