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Alamo. Gli ultimi eroi

Regia di John Lee Hancock vedi scheda film

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La recensione su Alamo. Gli ultimi eroi

di Dom Cobb
2 stelle

Il western è, da sempre, il genere simbolo per antonomasia del cinema a stelle e strisce. Dopo un lungo periodo d'oro, quasi come una moda, è stato progressivamente abbandonato dagli studios e dal pubblico, per poi essere più volte ripreso, con esiti alterni, da registi anche d'autore: basti pensare alla filmografia di Walter Hill, di Clint Eastwood ("Gli Spietati" innanzitutto), ma anche i lavori registici di Kevin Costner (da "Balla Coi Lupi" fino a "Terra Di Confine"). "Alamo", invece, è l'esatto contrario di tutti gli esempi precedenti: vorrebbe cioè essere un western con intenti storici, ma sbaglia clamorosamente su entrambi i fronti, essendo fiacco come western e retorico nel suo aspetto storico. Va aggiunto che il film nacque con "il freno a mano tirato", avendo già grane in fase di produzione: inizialmente erano previsti al timone del progetto nomi di primo piano - Ron Howard alla regia e Russell Crowe protagonista - nonchè uno script più duro e realistico a livello storico. Ma gli studios pensavano ad un film più "trasversale" (cioè, più adatto alle famiglie) e, perciò, più politically correct. Risultato: via Howard e Crowe e dentro, invece, John Lee Hancock, sceneggiatore e regista specializzato in film sportivi ("The Blind Side") e Dennis Quaid come Generale Houston. Insomma, "Alamo" ha sempre avuto le carte in regola per essere il classico progetto nel quale i già citati studios si intestardiscono, spendendo palanche di quattrini per ottenere, di contro, un buco nero a livello economico ed artistico. Per la cronaca, il film, costato abbondantemente sopra i cento milioni di dollari, ha raccolto le briciole. L'unica scelta originale del cast fu Billy Bob Thornton, il quale, essendo un attore di spessore, ha cercato di dare credibilità ed umanità al personaggio di Davy Crockett, nelle sue azioni e motivazioni. Ma è il film in sè ad essere lento e soprattutto noioso (un peccato mortale per un western); da una prima parte verbosa legata solo ai preparativi per la difesa del forte, si aspetta l'unico combattimento presente in 140 minuti di pellicola: l'assalto finale, anch'esso, tra l'altro, girato in maniera discutibile. Il regista Hancock probabilmente non è tagliato per le scene d'azione: infarcisce tutta la pellicola di ampi scorci e vedute del Texas, di tramonti infuocati ed il già citato assalto finale, ambientato in notturna, è accompagnato da incessanti musiche tronfie e ridondanti. Senza contare che il film è sbagliato anche da un punto di vista "ideologico", perchè sceglie di mettere tutti i buoni da una parte e tutti i cattivi dall'altra: gli autori fanno trasudare tutto il film di retorica patriottica insincera. Basti vedere la scena in cui, prima dell'attacco decisivo dell'esercito messicano, gli assediati scrivono alle loro famiglie: uno sperticarsi di spirito di sacrificio, alti ideali di libertà e di "Texas terra più bella del mondo". Dei sentimenti così assoluti da essere palesemente fasulli. Allo stesso modo, se i soldati messicani sembrano dei manichini che aspettano solo di essere abbattuti, il Generale Santa Ana viene descritto come una sorta di Napoleone dei poveri, un macellaio senza alcuna cognizione tattica, votato al massacro menefreghista delle proprie truppe: troppo rozzo come personaggio storico per essere stato descritto con la dovuta obiettività. Il film originale di e con John Wayne, pur trasudando anch'esso parecchio patriottismo (forse un sentimento necessario da descrivere in una tale vicenda) è un western più solido e molto più ritmato, rinforzato da interpretazioni più convinte: personalmente ritengo che, al confronto, al di là dello stesso Wayne (che batte comunque "ai punti" Thornton) nei panni di Crockett, attori come Richard Widmark, Lawrence Harvey e, non ultimo, Richard Boone come Generale Houston, a distanza di anni, si "mangino" senza problemi le interpretazioni dei vari Jason Patric, Patrick Wilson (attore di ben altre qualità in "Watchmen") e Dennis Quaid. Insomma, "Alamo" risulta essere un polpettone retorico e dalla durata chilometrica: credenziali del genere trasformano il film in un'occasione mancata, nonchè in una meteora presto dimenticata da tutti.

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