Espandi menu
cerca
Intacto. Gioca o muori

Regia di Juan Carlos Fresnadillo vedi scheda film

Recensioni

L'autore

degoffro

degoffro

Iscritto dal 10 gennaio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 99
  • Post 165
  • Recensioni 929
  • Playlist 23
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Intacto. Gioca o muori

di degoffro
8 stelle

Il vecchio Sam, soprannominato l'ebreo, è l'unico sopravvissuto, da bambino, ad un campo di sterminio. Tomas è invece il solo superstite di un gravissimo disastro aereo. Federico si è miracolosamente salvato da un terremoto. Sara invece è scampata ad un violento incidente automobilistico nel quale hanno perso la vita il marito e la figlia, incidente di cui porta ancora sul corpo le cicatrici. Quattro persone assai diverse tra loro ma ugualmente "intatte", perché accomunate da un dono: il "tocco" della fortuna. Alcune di esse decidono di spingersi oltre e sfidano la sorte favorevole, giocandosi tutto quello che hanno con altri eletti in scommesse clandestine enigmatiche, a volte banali (un insetto che si appoggia sulla testa per decretare il vincitore), a volte ben più pericolose e mortali (attraversare la strada bendati con le automobili in corsa o affrontare la roulette russa). L'essere fortunati è frutto del caso, un segno del destino, un talento personale o una merce che può essere comprata? Prende le mosse da questa premessa curiosa, originale, quasi filosofica "Intacto", fascinoso, onirico, straniante e misterioso giallo esistenziale di matrice iberica che segna l'esordio alla regia di Juan Carlos Fresnadillo, baciato da un successo inatteso ed assai lusinghiero in patria, oltre che da alcuni importanti riconoscimenti (8 nomination ai premi Goya - gli oscar spagnoli - con due premi vinti per il miglior regista esordiente e per il protagonista "emergente", l’argentino Leonardo Sbaraglia). Impregnato di atmosfere ambigue, metafisiche, cupe ed inquietanti, sospeso tra fantasy e realismo, tra ambienti claustrofobici, sotterranei ed ampi spazi aperti, il film ha il passo lento ma la giusta tensione, è costruito con eleganza ed intelligenza, anche se lo script qua e là scricchiola ed abbonda in improbabilità (non convince del tutto, per esempio, l'espediente delle fotografie, attraverso cui appropriarsi della fortuna di altre persone), comunica un palpabile e strisciante senso di smarrimento, solitudine ed ineluttabilità, ha una vincente struttura circolare (si apre e si chiude sulle immagini del deserto in cui è collocato il casinò di Sam), può contare su protagonisti eccellenti tra cui spicca il magistrale e dolente Max Von Sydow, ha una sequenza, ormai celebre, quella della corsa nel bosco bendati evitando di sfracellarsi contro gli alberi, effettivamente notevolissima. Anche il finale con la resa dei conti al buio nel bunker di Sam e la fuga nel deserto di Tomas è un bel momento di cinema, così come il sofferto ed atroce racconto di Sam sulla sua terribile esperienza nel campo di concentramento ha una sua forza innegabile. Di fronte agli improponibili horror di Balguerò, un'opera intrigante, singolare e mai banale, imprevedibile, proprio come sa essere solo la dea bendata. Presentato alla settimana della critica del Festival di Cannes 2002. Uscito nelle sale distribuito dalla indipendente LadyFilm con un incredibile divieto ai minori di 18 anni, poi oggetto di una doverosa, quanto tardiva, revisione ministeriale.
Voto: 6/7

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati