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Callas Forever

Regia di Franco Zeffirelli vedi scheda film

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La recensione su Callas Forever

di FilmTv Rivista
4 stelle

Franco Zeffirelli la conosceva bene. Più che bene. E questo non semplifica il tentativo di raccontare una donna che incarna il mito di una voce, di un’idea dello spettacolo lirico, di una leggenda che - secondo una consueta scaletta esistenziale - si ritira, vuole sparire, si barrica in casa. Fuori dal mondo e dai palcoscenici. Parlare di Maria Callas, per il regista, è parlare di alcuni momenti della propria vita, della propria ammirazione e del proprio rimpianto. Un frammento di “autobiografia” indiretta e un omaggio devoto. Un danza di fantasmi vocali e una partitura incompiuta sugli ultimi malinconici patimenti di chi è in fondo al viale del tramonto. La Callas evocata da Fanny Ardant con qualche cipiglio sopra le righe e qualche mestizia eccessivamente “recitata” non è la Gloria Swanson wilderiana e il giovane sceneggiatore disoccupato è, qui, un impresario con codino (un abulico e mediocre Jeremy Irons) che cavalca l’onda punk con una band dalle performance e dal nome metaforico. Ci sono alcuni personaggi di contorno messi lì come riempitivo (il giovane pittore audioleso, amante di Irons e autore di quadri terrificanti, Garko in versione Don José della “Carmen”, la giornalista-amica della divina che incarna molti luoghi comuni sui reporter). Molti dialoghi sono goffi e le scene madri, usate come “romanze”, non emozionano e mettono a disagio. Una “Fedora” con playback.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 39 del 2002

Autore: Enrico Magrelli

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