Regia di Guido Chiesa vedi scheda film
Jadelin Gangbo ha 25 anni e da 21 vive in Italia, a Imola, col padre di origine congolese che è un imprenditore di successo. Per quanto sia a tutti gli effetti identico a qualsiasi suo coetaneo del luogo, Jadelin rischia l’espulsione dal Paese.
Nonostante parli italiano, pensi da italiano e si comporti da italiano, nonostante il suo status sociale ed economico sia nettamente superiore a quello della media italiana, nonostante apparentemente sia italiano, Jadelin Gangbo non lo è: è congolese, quantomeno per la legge italiana. E non ha un contratto di lavoro, quel che è peggio. Ma il ragazzo ha 25 anni e da 21 ha sostanzialmente chiuso con la nazione di origine, ha una vita più che comune e ha persino pubblicato un romanzo, anni prima, a suo nome: Jadelin è una falla nel sistema dell’immigrazione, un caso eccezionale che diventa esemplare alla luce di un accanimento burocratico quantomeno insensato nei suoi confronti. In questo documentario di un quarto d’ora di durata Guido Chiesa affronta in maniera diretta uno dei temi essenziali dell’Italia di fine Novecento e inizio Duemila; lo fa mettendo sulla scena il suo protagonista e facendolo parlare a ruota libera, mossa che dovrebbe togliere qualsiasi dubbio anche al più scatenato e convinto razzista, ma che ovviamente non fa che rilevare con ancora maggior potenza la stridente contraddizione in atto fra burocrazia e realtà concreta. Sostanzialmente Jadelin è lo straniero – ‘negro’, come si autodefinisce con laconica, antiretorica onestà verbale – che è dentro ciascuno di noi. 6,5/10.
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