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Il re Leone

Regia di Roger Allers, Rob Minkoff vedi scheda film

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La recensione su Il re Leone

di lamettrie
8 stelle

Uno splendido romanzo di formazione, anche se con qualche pecca.

Educativamente ottimo, anche se non sempre. I valori seri trasmessi dai genitori; le responsabilità sociali ed economiche; la necessitò di una vita allegra, dove il divertimento e la felicità devono regnare; i rapporti di amicizia sinceri e semplici; la necessità di conoscere se stessi, all’interno di un cammino che non può che essere lungo e faticoso; il ribrezzo verso la falsità, l’ambiguità e la doppiezza; la cancerogenicità dell’ambizione individualista: tutto ciò passa bene nel film. All’interno della tenerezza del rapporto familiare e sentimentale, che dev’essere innanzitutto un rapporto affettivo costantemente caldo. E senza dimenticare le tragedie che la vita può offrire.

Di negativo si registrano due aspetti. Il primo è l’esagerazione di “hakuna matata”: lo slogan del “non pensare mai a nulla”, come scelta obbligata al fine di vivere bene, in serenità. Se serve certamente a limitare tanti eccessi di ansia dell’occidente capitalista, è pur vero che, così proposto, genera anche mostri perfino peggiori: l’irresponsabilità, la stoltezza di fronte alle scelte che il futuro, e il presente, impongono, al fine appunto di vivere più che altro felici e non tristi. Il che sarà piaciuto tantissimo ai milioni di preadolescenti che avranno visto questo film; ma una trasgressione di quel tipo non è un bene. Ma va pure detto che ciò è mitigato dall’ammonimenti che fa la leonessa neofidanzata: infatti a quel punto il protagonista si assume le responsabilità cui si era sottratto fin lì.

L’altro aspetto negativo è la lettura conformista, di venerazione del superiore, che ovviamente Disney, come alfiere del capitalismo, per instupidire politicamente le giovani mente sprona ad avere, pur ammantandolo di furbesche legittimazioni, che apparentemente vanno altrove (come è tipico del messaggio globalizzante che il capitalismo inietta con successo da almeno 30 anni, attraverso anche la retorica democratica, che purtroppo nei fatti viene intenzionalmente contraddetta, però). Il re Mufasa è un giusto: bisogna venerarlo; chi lo vuole sovvertire è sicuramente un malvagio. L’esaltazione del potente è sicuramente un altro cliché negativo della Disney, ben preparato e studiato.

Detto delle due ombre, vanno rilevati altri aspetti positivi. Innanzitutto la serietà della costruzione storica. Qui sono condensati, nei modi del tutto realistici per quanto paludati dall’animazione di fantasia, i tratti tipico della cospirazione malefica: la falsità abitudinaria finalizzata al proprio tornaconto, l’arroganza, l’intelligenza asservita al potere personale che richiede l’inganno e il dolore di altri, anche terribili.

L’ultimo aspetto lodevole consiste nella retta prospettazione filosofica. Il materialismo, l’afinalismo, l’assenza di provvidenza e di teleologia, che sono alla base della natura, vengono proposte per quel che sono: verità. Cui fa pendant la crudezza della catena alimentare. Ma non c’è pessimismo, giustamente: infatti l’affetto e le preoccupazioni del bene comune prevalgono, come medicina per una situazione che altrimenti sarebbe effettivamente votata alla disperazione, provocata dalle condizioni naturali (se viste senza le dovute possibili alternative), e alimentata ulteriormente dall’individualismo personale.

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