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Lo sciacallo

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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La recensione su Lo sciacallo

di degoffro
8 stelle

Ci sono tre tipi diversi di uomini dice il banchiere Fercheaux al suo segretario Michel Modé: le pecore, i leopardi e gli sciacalli. L'anziano Fercheaux però non ha ancora capito se il giovane Michel sia un leopardo oppure uno sciacallo: avrà modo di scoprirlo, conoscendolo meglio. Curioso e inedito road movie americano firmato da Jean Pierre Melville, maestro del polar, ed incentrato sullo strano e ambiguo rapporto, quasi omosessuale, che si viene a stabilire tra i due protagonisti, all'apparenza così distanti per ceto, età, carattere, ma in realtà profondamente simili. Da un lato Fercheaux, uomo senza scrupoli, razzista, spietato e disonesto, uno che anche in punto di morte si crede ancora Giulio Cesare, capace di comandare a bacchetta chiunque, grazie anche al suo denaro. La sua fortuna di banchiere si è costruita sull'inganno, gli omicidi, l'arroganza e la violenza: nessun tipo di legame familiare, a differenza del fratello, nessun sentimento o affetto, per tenersi sempre aperta la via di fuga, nel momento in cui le cose dovessero mettersi male e tutti i suoi sporchi affari venissero a galla. Dall'atro lato Michel Modé, un passato fallimentare da boxeur ("le tue possibilità di riuscire nella boxe sono pari alle mie di entrare in convento come monaca di clausura" gli dice il suo manager, dopo l'ennesima sconfitta), una dolce e sensibile ragazza con cui vive, ma per la quale non prova alcun tipo di sentimento, tanto da abbandonarla in un bar con una semplice e banale scusa, senza poi farsi più rivedere, un'ambizione sfrenata e continua che trova nell'incontro con Fercheaux la concreta possibilità di realizzazione. Melville si concentra sul rapporto sempre più stretto e dipendente che si crea tra i due protagonisti (gran duello recitativo, il maggior punto di forza del film, tra uno sfacciato e giovanissimo Belmondo e un convincente e subdolo Vanel), analizzando la natura profondamente traditrice, avida e ingannevole dell'uomo, orientato esclusivamente al proprio tornaconto ed incapace di stabilire un legame sincero e disinteressato. Sceneggiatura tratta da un romanzo di George Simenon, piccola apparizione per Stefania Sandrelli, nei panni di un'autostoppista, di cui Michel si invaghisce, salvo poi abbandonarla al suo destino, non appena scopre che la ragazza, a sua volta, vuole fregarlo. Non il miglior Melville, più a suo agio negli ambienti malavitosi francesi, ma comunque un'opera interessante e coinvolgente.
Voto: 7

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