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The Bank. Il nemico pubblico nº1

Regia di Robert Connolly vedi scheda film

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La recensione su The Bank. Il nemico pubblico nº1

di Maciknight
7 stelle

Un film impegnato e scorrevole, di quelli che fanno capire anche ai più ingenui quali sono le strategie e le tattiche per separare la gente dal suo denaro, frutto di anni di lavoro e sacrifici. Un film decisamente positivo, da non perdere.

Il film australiano, probabilmente prodotto durante o poco dopo l’ennesimo crollo di borsa di inizio millennio, quello per intenderci nel quale il Nasdaq ha perso la metà del suo valore in pochi giorni mentre negli anni precedenti saliva come un vortice, si rivela profetico ed estremamente informativo per gli spettatori. Illustra con semplicità, grazie a dialoghi ben curati, sintetici e mirati, le modalità con cui agiscono e si arricchiscono (meglio dire si arricchivano) le banche, tramite meccanismi ben oliati: fregare i clienti informandoli solo parzialmente dei rischi dei prestiti, mutui ed investimenti che effettuano e soprattutto tramite algoritmi applicati alla compravendita nel mercato borsistico, tramite programmi previsionali e di analisi tecnica. In questo film si ricorre ad un geniale matematico che parrebbe aver trovato un senso nella teoria del caos di Edward Lorenz congiuntamente alla teoria dei frattali, roba complicata per il pubblico ma che comunque ne percepisce il senso tramite un’esemplificazione visiva ben orchestrata e narrata dalla sceneggiatura. Quello che conta sono soprattutto i personaggi ben tratteggiati e che identificano ottimamente i settori di appartenenza, che sono moralmente a compartimenti stagni, ognuno costruisce la sua legittimazione ricorrendo ai propri referenti, i banchieri hanno per riferimento gli azionisti mentre il popolo bue è materia amorfa, come fossero insetti da schiacciare, anzi meglio “spremerli” di tutto ciò che posseggono e se fanno una brutta fine sono problemi loro. Emerge nitidamente il delirio di onnipotenza che caratterizza questi personaggi, la cui supponenza e senso di superiorità li fa sentire dei semidei tra comuni mortali, l’immensa ricchezza di cui dispongono fa loro perdere ogni senso della realtà, spiritualità, etica e compassione zero. Il loro scopo primario è creare altro denaro con il denaro dei clienti e dei piccoli investitori (il parco buoi). Estremamente efficace la frase pronunciata dal manager nei confronti del matematico che si pone degli scrupoli di coscienza, quando asserisce che "loro" possono fare tutto ciò che vogliono, perché nel momento in cui prestano denaro diventano automaticamente e potenzialmente proprietari di tutto ciò che il "cliente" possiede, o meglio "crede" di possedere. Magnifica la riproduzione di un consiglio di amministrazione della banca durante il quale dovevano decidere un’azione temeraria ma anche ignobile, illegittima e scandalosa, con la quale avrebbero dovuto lucrare sulle disgrazie dell’intera umanità, solo un personaggio anziano, uno solo, si oppone, dimostrando di possedere ancora una sua etica, costretto a dimettersi perché gli altri approvano. Il geniale matematico è ovviamente la chiave di tutto il ben oliato marchingegno messo in piedi dagli sceneggiatori australiani, che solo alla fine rivelerà l’arcano, che ha radici lontane nel tempo, una sorta di vendetta premeditata lentamente ed applicata con freddezza e determinazione. Una fiaba, certo, in quanto nella realtà simili opzioni sono inverosimili, chi ha talento di solito lo mette al servizio proprio di questi “moloch” finanziari, perché pagano bene, molto bene. Ma per una volta si può anche sognare che le cose vadano diversamente, almeno questa è una delle funzioni primarie della cinematografia, quando non è solo al servizio dell’intrattenimento.  Molto efficace, incisiva e credibile, la storia che scorre parallela ma molto ben interconnessa, di una coppia di giovani sposi che subiscono il fallimento e la perdita del loro unico figlio a causa del comportamento cinico della stessa banca protagonista. Coppia le cui scelte ed i cui comportamenti si intrecciano con la storia principale e consentono al pubblico attento e sensibile di capire con un certo anticipo qual è il vero filo conduttore dell’intera narrazione, finale compreso. Un bel film, che nonostante i suoi quindici anni è ancora di estrema attualità, anzi, potremmo dire che è ancora “moderato” nella sua interpretazione della realtà, da allora la situazione è di molto degenerata ed il cinismo e le ripercussioni della finanza criminale sono molto peggiorate rispetto a quanto descritto. Basti pensare a quante volte le banche sono state salvate da interventi pubblici, cioè con ricorso a denaro dei contribuenti, per rimediare alle immense perdite subite nelle loro speculazioni criminali e truffaldine (titoli spazzatura, derivati, ecc.) e come molte banche di dimensioni e con bilanci paragonabili a Stati di grandi dimensioni, continuino a nascondere le loro enormi perdite finanziarie truccando i bilanci, rinviando il loro fallimento, che aggravandosi sempre più metterà a repentaglio la vita di milioni di persone. Un film impegnato e scorrevole, di quelli che fanno capire anche ai più ingenui quali sono le strategie e le tattiche per separare la gente dal suo denaro (frutto di anni di lavoro e sacrifici) e far sempre pagare alle vittime le conseguenze delle loro azioni,. Un film decisamente positivo.

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