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C'è ancora domani

Regia di Paola Cortellesi vedi scheda film

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La recensione su C'è ancora domani

di mck
9 stelle

Segunda Feira.

 

Neo-NeoRealismo PostModerno-Minimalista.

 

Se non l’unico e solo, senz’altro il più vero e grande, e soprattutto originale, anche se non nel senso biblico del termine, peccato di “C’è Ancora Domani”, l’esordio dietro alla MdP di Paola Cortellesi, da lei scritto con i collaboratori di lungo corso se non di sempre Furio Andreotti (non è parente) e Giulia Calenda (monicelliana nipote e figlia e calendiana sorella) e recitato dannatamente bene con Valerio Mastandrea, Giorgio Colangeli, Emanuela Fanelli, Vinicio Marchioni, Romana Maggiora Vergano, Francesco Centorame, Paola Tiziana Cruciani, Lele Vannoli, Federico Tocci, Alessia Barela e Jonv Joseph [mentre la fotografia “semplicemente” in bianco & nero è di Davide Leone (“Romantiche”), il montaggio di Valentina Mariani (“Petra”), le musiche di Lele Marchitelli (da “Avanzi”, “Tunnel”, “Pippo Chennedy Show” e “la TV delle Ragazze - gli Stati Generali” a “Mare of EastTown” passando per Paolo Sorrentino) e la produzione di Vision & WildSide], è quello di venire ben tre anni dopo l’ultimo capolavoro del neorealismo italiano, ovvero quel “A Piedi Scarzi” (Emanuela Fanelli x "Una Pezza di Lundini") che, a sua volta erede diretto del cinema di Mario Brenta, Silvano Agosti, Domenico “Nico” D’Alessandria e del primo Matteo Garrone (quello di Terra di Mezzo, Ospiti ed Estate Romana), nel 2020 sovra/ri-scrisse una larga parte della storia dell’italica settima arte rinnovandone prepotentemente la virulenta forza rivoluzionaria.

 

La Costituente.

 

Tutta la fame d’Italia in un morso dato da Alvaro (Lele Vannoli) a un panino a tramezzo preparatogli da Delia (Paola Cortellesi), mentre gli americani si fumano le puntarelle e il domani, che dovrebbe esserci, ancora – e che nel frattempo dialoga con l’ieri a guisa di oggi: Achille Togliani, dalla hit-parade del tempo, che già accompagnava & che poi accompagnerà - filologia maxima, con diversa canzone (da “Perdoniamoci” a “la Signora di Trent’Anni Fa”) - il risveglio sobriamente canticchiante della servetta Maria in “Umberto D.” (Vittorio De Sica, 1952) –, viene trasportato in extradiegesi per Testaccio dalla musica, ché lynchanamente tanta ce n’è, sempre, nell’aria [da un non proprio “solito” Lucio Dalla (“la Sera dei Miracoli”) alla Musica Nuda di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti (“Nessuno” post-Mina), passando per gli OutKast, the Big Gigantic feat. Angela McCluskey e, metacinematograficamente diegetico, Daniele Silvestri], in cronosismatica crasi di Fiorella (Cheru)Bini e dei Jon Spencer Blues Explosion e la stessa Delia, dopo che il segno a tempo del buongiorno mattutino a cinque dita rovesciatole in faccia da Ivano (Valerio Mastandrea) - che ha fatto due guerre, e da questo PdV allora la protagonista è l'epitome perfetta del napoleonico-nietzschesco svago del guerriero & riposo del soldato - ha cominciato a svanire e in attesa vuoi dell’antenato del “Ti è piaciuto?” di Corrado Guzzanti a Carla Signoris (“Tunnel”, 1994), vuoi dell’idillio burino-campestre (ottimo de-aging in CGI) precursore della variazione tiromancinesca delle sigle vianello-mondainiche della seconda metà degli anni settanta del ventesimo secolo (“la Descrizione di un Attimo” di Frankie Hi-NRG MC e Riccardo Sinigallia, 2001), toglie dalle bocche dei suoi figli metà della cioccolata ricevuta in dono di ringraziamento da William (Yonv Joseph) condividendone due tocchi con Nino (Vinicio Marchioni), il suo amore, baciandolo per interposto burro di cacao con un girotondo (della MdP) armonizzato da Fabio Concato (e “Notorious”, a Cannes quell’anno, scansate), per poi accendersi due paglie con Marisa (Emanuela Fanelli), l'amica della vita (che lo vorrebbe, essere madre), in attesa - scavalcando gli occhi serratamente aperti del suocero (Giorgio Colangeli) - di fare la propria, di parte.

 

 

Scrutinio.


Primi 4/5: * * * * ½ [un film al calor bianco, salvifico atto dinamitardo compreso, mentre il nero (non il "negro", ma quello che a giocarci "con", non "contro", perdi sempre, per citare il poeta) volta gabbana e si ricicla].
Ultimo 1/5: * * * ¾ [il punctum barthesiano è stori(ografi)camente e sociologicamente preciso, netto, limpido e sacrosanto, l’espediente/dispositivo poteva essere veicolato/architettato meglio].
Totale ponderato: * * * * ¼ - 8.50

“Con cu€sti mo ci vai a scuola.”     
E quel “ci”, in italiano, ti riempie, ti culla e ti strugge il quore.

- “Nun te vergogni?”
- “No.”

C’è ancora domani, sì, ed è (stato), e sarà, tutto Sol€. Cuor€. Amor€.    

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