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Oppenheimer

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Oppenheimer

di Dalton
7 stelle

Pachidermico? Di certo, non è un passo indietro nella filmografia di Nolan. Il segmento del primo test atomico è il baricentro su cui gira tutta l'opera. E può diventare una pietra miliare della nona musa. Tutto il resto del film ruota su una vicenda processuale, che soddisfa le esigenze della trama, piuttosto che le aspettative.

Per il Christopher che ha sdoganato il kolossal d'autore, per sublimare i supereroi con supertormenti, prosegue la raffigurazione dei suoi consueti topoi e trademark.

Proverbiali dissertazioni sull'arbitrarietà degli affetti, nel corso di Odissee Nello Spazio, mediante dinamiche dominanti alla John Nash, alla ricerca del Tempo Perduto in cui scovare uno Yin & yang (interiore ed esteriore) che si concretizza culminando in una visione relativamente sinistra, minacciosa ed apocalittica. Relativamente. Perchè stavolta il lato oscuro è solo in parte minaccioso, rispetto a quello dipinto nel Dottor Stranamore. In altre parole, s'insinua il messaggio che, nel bene e nel male, ci attende sempre dietro l'angolo un futuro alla Gotham City

 

Di un blockbuster, ha solo il cast mainstream. E un montaggio da cavallo di battaglia della stagione di una major. Elementi che possono già concorrere alle nomination per gli Academy Awards.

Julius Robert Oppenheimer è un uomo vitruviano. Un po' differente da quello descritto da Malcolm Gladwell nel saggio Outliers. Basta osservare le sue interazioni, debitrici della Regola Del Gioco di un intreccio alla Altman. Al contempo Damon, Oldman, Branagh, Malek, la Blunt e Downey jr. indossano una maschera, senza trasformarsi in una tinca. Si ha il sospetto ed il rimpianto secondo cui Michael Caine sarebbe stato un perfetto Einstein.

La trama è più consueta del solito. Sia chiaro, di flashback e montaggi paralleli ne abbiamo a bizzeffe. Anche di tocchi surreali, futuristi ed iperrealisti. Con una totale padronanza del set e delle tematiche, già esibita in Dunkirk, che non teme rivali in Aronofsky, Iñárritu o perfino in Paul Thomas Anderson. 

Al pari di Interstellar, in alcune sequenze, il riferimento visivo più palese è la docuserie Cosmos (in particolare quella con Neil DeGrasse Tyson). Per riagganciarci ai maestri d'altri tempi, vi è sempre più spirito d'impresa della ricostruzione di un set nel west(ern) su cui sorse Hollywood, seguendo la tradizione di John Ford ed allievi (o epigoni). 

 

Invece, per le masse, nonostante il valore aggiunto di una visione strutturata per gli schermi IMAX, può giungere come un'opera pachidermica ed estenuante. Cioè, quel che capitava e capita a coloro che vedono un film di David Lean come Lawrence D'Arabia. In effetti, Cillian Murphy, l'ex Peaky Blindergià alacremente lunare e spiritato in un ruolo (professionale) analogo per Danny Boyle in Sunshine, è sempre più erede di Peter O' Toole.

Come ha fatto notare Variety, il segmento del primo test nucleare può essere il baricentro su cui gira tutta l'opera. E può diventare una pietra miliare della settima arte. Viviamo coi nostri occhi lo scoccare dell'Era Atomica, così come osservavamo sulla nostra pelle i sintomi della schizofrenia in A beautiful mind. O l'infrangersi della barriera del suono nel documentario SennaMentre un bravo narratore come Ron Howard imbastisce cronistorie per episodi dall'epilogo noto, rappresentando per di più ostacoli alla coronazione di essi, qui abbiamo un Autore come Nolan che, come stile, tra quelli della sua generazione, ormai compete solo con Tarantino. Al pari di una celeberrima sequenza de Le Iene, proviamo addirittura una recondita angoscia per quella situazione dall'esito risaputo e forse superato. Attorno a tale scena, per tutto il resto del film, ruota una vicenda processuale, che a suo modo segue l'archetipo di Caine Mutiny con Bogart, atta a soddisfare le esigenze della trama, piuttosto che le aspettative.

Non sarà un capolavoro? Di certo, non è un passo indietro nella filmografia del regista. 

 

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